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"Niente tabù, io presidente di questo Milan da scudetto"

L'ivoriano, con Ibra simbolo della rinascita rossonera, e il soprannome: "Mi chiamano così anche se c'è Scaroni"

"Niente tabù, io presidente di questo Milan da scudetto"

Milano È quasi un evento. Franck Kessie, l'ivoriano, classe 1996, centrocampista del Milan capolista, è uno che parla ogni crisi di governo tedesco. Molto di rado, dunque. E quando si siede, dall'altra parte del computer, sotto una gigantografia del Milan d'antan, sembra pronto a subire un autentico supplizio. Anche le risposte sono spesso secche, tagliate con l'accetta, e danno però il senso dell'uomo che qui è diventato una specie di simbolo del rinascimento milanista. Molti fatti e poche parole, quelle indispensabili.

Allora Kessie: ci spiega il cambiamento clamoroso della marcia del Milan da 12esimo in classifica a capolista del campionato?

«Non c'è un segreto vero e proprio da svelare ma un piano di lavoro da raccontare. Pioli ci ha preso da parte e ha cominciato a parlare, a spiegare cosa voleva da noi. Il gruppo si è messo al lavoro con le sue idee e adesso continuiamo a farlo giorno dopo giorno. Da allora abbiamo anche cambiato faccia».

Ha avuto una qualche importanza anche l'adozione del nuovo sistema di gioco?

«Certo e proprio da quello siamo ripartiti perché schierare due centrocampisti davanti alla difesa ha reso più sicura tutta la squadra e migliorato la performance dei singoli difensori».

E se dovesse indicare la partita della svolta, a quale partita farebbe riferimento?

«Alla partita di Bergamo, dicembre 2019, 5 a 0 per l'Atalanta. Noi siamo il Milan non possiamo fare figure del genere. Da quel giorno in poi è scattata una certa molla».

A proposito dell'Atalanta, in coppa Italia tra le grandi è l'unica che tracima vincendo in modo largo e comodo sul Cagliari: non è pronta a tornare davanti come l'anno scorso?

«Sicuramente. Ormai sono 3-4 anni che l'Atalanta gioca un calcio molto redditizio. Anche in Europa è diventata un modello, un rivale pericoloso per la concorrenza. Per cui tornerà a essere protagonista della lotta per i primi 4 posti in classifica».

Ha letto e sentito del caso Papu Gomez: che idea si è fatto conoscendo il Papu e Gasperini?

«Nessuna. È un argomento del quale non voglio assolutamente parlare».

A leggere critici e addetti ai lavori, sono in tanti a non credere al Milan capolista che regge fino alla fine: ha una spiegazione per tale scetticismo?

«Più che una spiegazione, abbiamo un ringraziamento da rivolgere. Perché questi ragionamenti e pronostici non fanno altro che motivarci ogni giorno di più. Sono le nostre vitamine».

E cosa pensa Kessie della teoria secondo cui il Milan sarebbe in testa solo perché si gioca senza pubblico?

«Penso che così giocano tutti e quindi ci sono condizioni identiche. Inoltre penso che se avessimo il pubblico con noi, specie a San Siro, sarebbe molto meglio per noi. Perché ci darebbe una carica strepitosa, come è avvenuto in occasione di qualche pre-partita. E magari avremmo avuto qualche risultato migliore».

Quindi per voi a Milanello la parola scudetto non è un tabù

«E perché mai dovrebbe esserlo? Noi abbiamo un mantra che ci ripete tutti i giorni mister Pioli: pensiamo a una partita alla volta. Adesso c'è il Cagliari, il resto non conta. Poi aggiungo: siamo il Milan, la storia parla per noi. E un club come il Milan non può sentirsi a disagio a parlare di scudetto. Non siamo da soli, naturalmente, a concorrere».

È appena arrivato Meité dal mercato di gennaio: se dovesse spiegargli il Milan in poche parole cosa gli direbbe?

«Gli direi: vieni a Milanello, guarda come ci alleniamo, guarda e impara in fretta perché abbiamo bisogno di aiuto. Avremo una partita ogni 3 giorni e ci sarà bisogno di tutti per arrivare fino in fondo alla stagione e ai tre impegni che ci aspettano».

Che tipo di centrocampista è Meité?

«È uno forte, fisicamente, che ha già fatto vedere con il Torino di avere la stoffa del centrocampista, capace anche di fare qualche gol. Ci darà una bella mano».

Ibrahimovic ha di recente regalato la play station per ringraziare chi corre per lui: lei che corre più di tutti che regalo vorrebbe ricevere?

«Lo decido a fine campionato. E non è vero che corro da solo. Corriamo in tanti. Altrimenti non avremmo avuto quella striscia di risultati».

Kessie è tra i rigoristi più affidabili del campionato: persino Ibrahimovic, che ne ha sbagliati qualcuno di troppo, si è arreso dinanzi a tanta precisione. Di cosa si tratta? Abilità o fortuna?

«Fin dai tempi delle nazionali giovanili del mio paese, ho cominciato a calciare i rigori. Sono abituato. E soprattutto non ho paura di sbagliare. Tutte le volte che vado sul dischetto so benissimo che ho due possibilità: fare gol oppure sbagliare. E quindi non avverto alcuna pressione particolare».

Da alcuni anni è in Italia, da un bel po' a Milano: ci faccia una fotografia di Milano, dell'Italia

«Ho una fortuna: la mia famiglia al seguito e quindi esco pochissimo e frequento zero. Milanello-casa: questa è la mia vita anche perché giochiamo ogni 3 giorni e non c'è il tempo materiale per fare altro. Rispetto al mio paese c'è solo una differenza».

Quale scusi?

«Da noi non c'è mai l'inverno. E io soffro molto il freddo di queste settimane».

Non usa mai i guanti altrimenti Ibra la sgrida

«Non li uso per conto mio perché mi danno fastidio».

A questo punto Kessie comincia a muoversi sulla sedia quasi a dimostrare che il nostro tempo sta per scadere.

Scusi Kessie, questa è davvero l'ultima domanda: tutti quelli del Milan la chiamano Presidente con la maiuscola. Lo fanno anche davanti a Scaroni?

«Per me è un motivo di orgoglio. Perché ho una grande responsabilità che mi spinge a fare bene.

Più di tutti».

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