Il no di Volpato all'Australia. Sogna la coppa con gli azzurri

Una telefonata intercontinentale nel cuore della notte che può cambiarti la carriera in un attimo

Il no di Volpato all'Australia. Sogna la coppa con gli azzurri

Una telefonata intercontinentale nel cuore della notte che può cambiarti la carriera in un attimo. Il romanista Cristian Volpato, ancora deluso per il derby perso, fatica a prendere sonno e a un certo punto vede comparire sul cellulare un numero importante: è quello del ct australiano Graham Arnold che gli annuncia la convocazione tra i 26 «Socceroos» per il Mondiale in Qatar.

Non è certo una sorpresa, Arnold corteggia da mesi il quasi 19enne (il suo compleanno è martedì prossimo) nativo di Camperdown - un sobborgo di Sydney - ma con il doppio passaporto. Cristian tentenna, chiede di pensarci ancora qualche ora, vuole confrontarsi con le persone accanto a lui e probabilmente anche con Francesco Totti che lo aveva voluto subito nella sua neonata scuderia di futuri campioncini. Dal suo arrivo a Trigoria, poco prima del lockdown, ha sposato la causa giallorossa e anche quella della maglia azzurra (già 3 presenze con l'Under 20 di Carmine Nunziata). Ecco perchè Volpato ha rifiutato una proposta davvero allettante. Spera di arrivare presto alla corte di Roberto Mancini, magari già nelle convocazioni di venerdì per le amichevoli con Albania e Austria. E poi chissà giocare il Mondiale con l'Italia nel 2026 (sempre che gli azzurri non facciano altri scherzi...) quando avrà 23 anni, età della maturità calcistica. Guarda caso, l'età in cui proprio Totti ha vestito la maglia azzurra dei grandi. «Ci ho parlato tre volte nelle ultime ore, alla fine mi ha detto di no», ha raccontato Arnold prima di ufficializzare la sua lista, che comprende Hrustic del Verona e Karacic del Brescia, visibilmente deluso dalla scelta del talentino della Roma.

Mourinho non conferma, ma oggi - dopo il gol a Verona - gli darà una maglia da titolare per la sfida in casa del Sassuolo come era avvenuto a Helsinki in Europa League.

«La squadra in campo? Ibanez più dieci - così il portoghese che difende il suo difensore dopo l'erroraccio nel derby e le critiche furiose piovutegli addosso -. Ma abbiamo tante assenze, consentitemi di piangere come fanno altri allenatori...».

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