Non è finita: adesso l'obiettivo è superare i 91 punti fatti con Capello

Un rigorino di Vidal (nella foto) per battere il Palermo e festeggiare il secondo scudetto di fila: la Juventus fa il suo dovere, centra l'ottava vittoria di fila, non subisce gol per la quarta partita consecutiva, rimane in corsa per battere la Signora di Capello - arrivata nel 2006 a quota 91 punti - e dà il via alla festa. Alla vigilia non c'erano tanti dubbi sul fatto che ci sarebbe stato un altro 5 maggio da mandare in archivio come data fortunata nel senso più bello del termine: dopo il 2002 e il clamoroso sorpasso sull'Inter, il 2013. Con meno pathos ma altrettanta gioia: davanti a tutti dalla prima giornata all'ultima. Questo è quanto e, per dirla un po' con Conte e un po' con De Gregori, «La storia siamo noi».
Contro il Palermo, la Juve del primo tempo ha solo giochicchiato: netta supremazia territoriale e ci mancherebbe altro, ma pochi tiri in porta eccezion fatta per un destro e un colpo di testa di Vucinic, più un quasi autogol di Kurtic su cross di Pirlo appena prima di metà gara. Non granché insomma, almeno a livello di spaventi creati a Sorrentino, davanti al quale si aprivano ogni tanto voragini soprattutto per demerito del povero Nelson, sovrastato da Asamoah e del tutto inadeguato al ruolo. Addirittura, però, Miccoli colpiva il palo a inizio ripresa su una delle poche ripartenze dei siciliani: il brivido durava però solo un attimo, perché poco dopo arrivavano la giocata e la fischiata che decidevano il match. Lancio di Pogba tutto sommato innocuo, contrasto tra Donati e Vucinic, montenegrino per terra e rigore che Vidal trasformava senza farsi influenzare dalla generosità del direttore di gara: quindicesimo gol stagionale, il quinto consecutivo e palla quasi rubata a Vucinic, che avrebbe calciato volentieri. Da quel momento in avanti, la Juve avrebbe potuto raddoppiare almeno altre quattro volte: su un contropiede al termine del quale nessuno pareva volere tirare, su colpo di testa di Chiellini, ancora con Vucinic e quindi con Pogba. Il quale, dopo avere dominato la partita in lungo e in largo con colpi anche di altissima classe, si faceva però espellere per avere sputato - anche se lui nega - verso Aronica dopo averne ricevuto una manata in faccia. In una giornata così, dettagli.

C'era poi ancora il tempo per una traversa di Quagliarella e, pochi secondi prima del gong, per una palla sporca capitata sul sinistro di Faurlin che avrebbe potuto solo parzialmente rovinare la festa bianconera regalando però qualche speranza di salvezza in più al Palermo. Invece, nulla di che: Buffon salvo, Juve in trionfo meritato e siciliani un po' più vicini alla serie B.

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