Non siamo più quelli di Oslo. È il momento di dimostrarlo

Non siamo più quelli di Oslo. È il momento di dimostrarlo
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Tema: quanto conta questa sfida con la Norvegia che non decide la qualificazione al mondiale? Nella domanda, accademica, è già inserita la risposta elementare. E allora, quasi come elogio del paradosso, cavalchiamo questo aspetto di una sfida che sembra più una complicazione che uno snodo della stagione azzurra che ha invece quale evento decisivo il sorteggio di giovedì per conoscere l'identità dei rivali prossimi da affrontare a marzo. A marzo 2026, per il calcio dei nostri tempi, vuol dire tra una vita. Perché è questo quello che conta: arrivare a marzo nelle migliori condizioni possibili di salute fisica e mentale prima dello spareggio che può regalarci la soddisfazione del viaggio estivo negli Usa oppure piegarci in una crisi tecnica che non può essere risolta con un semplice dibattito domestico. Di qui allora la prima decisione saggia adottata dal ct Gattuso: risparmiare Tonali che da diffidato correrebbe il rischio di infilarsi nel tunnel nero di una probabile squalifica.

Il secondo quesito di questa domenica sera che chiude la stagione delle soste è il seguente: ma siamo sempre quelli di Oslo, piegati e, diciamolo senza arrossire, umiliati dal 3 a 0 di Haaland e soci? In quella circostanza, al netto delle condizioni fisiche della Nazionale, i norvegesi lasciarono un marchio indelebile sul girone e sull'onore del calcio italiano grazie alla forza fisica abbinata alla velocità, espressione di un calcio moderno e aggressivo. Siamo ancora fermi lì? A sentire Dimarco la risposta è no. Ma non valgono le affermazioni di bandiera, servono prove. E una prova incoraggiante prima del giudizio universale di marzo sarebbe utile riscuoterla.

Così come diventerebbe prezioso capire se Frattesi è una causa persa per l'Inter oppure Pio Esposito può essere liberato finalmente dalla prudenza di considerarlo ancora un giovane aspirante attaccante. Sembra poco e invece alla fine il senso da ricavare dall'appuntamento di San Siro può diventare tantissimo.

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