Non c'è bisogno di recuperare la citazione di Winston Churchill («i problemi della vittoria sono più piacevoli di quelli della disfatta, ma non sono meno ardui»), ascoltata nella relazione di Andrea Agnelli alla recente assemblea dei soci della Juventus, per calarsi nei panni di Allegri, Galliani e dei milanisti riuniti finalmente sotto le bandiere del 5 a 1 rifilato al Chievo. I problemi non meno ardui derivanti dalla vittoria sono infatti costituiti dalla striscia di ostacoli sistemati lungo la strada e che possono separare il Milan dal rilancio completo e solenne. Perché è in arrivo oltre al Malaga, la sfida chiave che può decidere la qualificazione agli ottavi di Champions, una sequenza da brividi in campionato, tra Fiorentina e Juventus a San Siro e Napoli in trasferta. «Scalare, scalare, scalare la classifica» lo slogan di Adriano Galliani capace di rivendicare il merito al club di aver difeso, nelle curve più insidiose della stagione, la panchina del livornese e ideologo in qualche modo della conversione rossonera di puntare sui giovani voltando pagina dopo la cessione di Ibra e Thiago e la partenza dei tanti senatori.
«El Shaarawy l'ho voluto io» l'ammissione pubblica del vice Berlusconi che si innamorò del giovanotto con la cresta per via di una intervista pubblicata quando ancora giocava a Padova in serie B e nella quale rendeva pubblica la sua passione per i colori del Milan sulla scia del grande Kakà. «Ho sempre pensato che giocare nella squadra per la quale si fa il tifo da ragazzo sia un vantaggio» la spiegazione del dirigente autore di un'altra iniziativa rimasta segreta fino a sabato notte. QuandoNon solo El Shaarawy, Galliani ha già riscattato Bojan. E ha nel mirino altri baby
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