Il nostro calcio è questo: fuori dall'Europa le prime due forze della serie A e zero Italia al gran ballo delle semifinali nell'anno di CR7 e Ancelotti, due che con le Coppe continentali hanno sempre avuto un feeling particolare. Così a salvare l'onore italico resta Maurizio Sarri, un tecnico che nella passata stagione alla guida del Napoli sacrificò l'Europa League in nome di una rincorsa scudetto che si esaurì a poche giornate dalla fine. «Se sono sorpreso di essere l'unico italiano rimasto? In questa competizione ho vinto 18 gare su 22, eppure non sono considerato un tecnico da competizione europea... - la frecciata dell'allenatore del Chelsea ai suoi detrattori -. Mi dispiace per l'eliminazione del Napoli, non avrei giocato volentieri al San Paolo per duemila motivi, sarebbe stato meglio farlo in finale e in campo neutro perché, comunque sarebbe andata, sarei stato felice».
In queste ore si sprecano i paragoni alle pendici del Vesuvio tra il presente e il passato sulla panchina del Napoli. E in molti parlano di fallimento o di bilancio in rosso del «primo» Ancelotti. Se il flop della Juve è stato legato al gioco e al rapporto mercato-campo e attese-pretese, quello dei partenopei si deve alla rosa e alle scelte che l'hanno orientata, alla flessione di Mertens, all'addio invernale di Hamsik, magari non insostituibile ma di certo non sostituito (scelta avallata dall'allenatore emiliano), fino al logorio atletico della squadra nonostante il turnover più massiccio dell'era post-sarriana. L'amara notte del Napoli è stata corredata dai fischi a Insigne e, in parte, al presidente De Laurentiis. Il capitano è ormai un caso a Castelvolturno: quel cambio malgradito accelera l'ipotesi di divorzio che più volte si è interpretata nelle dichiarazioni del calciatore (vedi lo sfogo del post Sassuolo-Napoli). E poi il giallo della frase che sarebbe sfuggita al papà Carmine («Ancelotti è un pacco...») poi smentita dall'interessato («mai inveito contro il tecnico»). Di sicuro il tormentone proseguirà fino al termine della stagione. Ma la sensazione è che la squadra in generale sia arrivata alla fine di un ciclo e che per il patron del Napoli si preannunci un'estate caldissima.
Gli zero gol segnati in 180' all'Arsenal hanno intanto sancito una meritata eliminazione. E dopo il successo al San Paolo, i Gunners hanno festeggiato il passaggio del turno con uno sfottò su twitter che si rifà alla serie tv Gomorra. In una sorta di locandina di un film campeggia il tecnico Emery con al suo fianco alcuni componenti della squadra, sotto la scritta Gunnorrah e le parole «Tutto a posto».
L'uscita anticipata dall'Europa di Juve e Napoli chiude un'annata continentale delle italiane vissuta in rincorsa: 22 partite perse su 44 dalla fase a gironi in poi tra Champions ed Europa League, ko con corazzate come Real, Liverpool, Barcellona e Tottenham, ma anche con squadre di livello inferiore (Young Boys, Viktoria Plzen, Apollon Limassol)
pur in sfide irrilevanti per la classifica. Per non parlare degli harakiri del Milan con Betis Siviglia e Olympiacos. E infine i gol segnati dagli ottavi: appena 10, di cui cinque di Ronaldo. Un dato non certo confortante.
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