"Non vogliamo tornare a casa"

Contro la Spagna nello stadio che non ci ama: «A St.Denis stavolta per l'impresa»

"Non vogliamo tornare a casa"

Eccola finalmente Italia-Spagna. Una sfida impari, la definisce Conte. Perché la differenza tecnica sembra enorme, confrontando gli undici che inizieranno la sfida. Poi esiste il campo, il vero giudice come dice sempre il nostro ct, e tutto può modificarsi. «Io e i ragazzi non vogliamo tornare a casa», il messaggio forte e chiaro di Conte. Che dopo i flop in campo continentale con la Juve (dalla neve di Istanbul al ko con il Bayern passando per la serata nera con il Benfica a un passo dalla finale di Europa League a Torino) tenta l'impresa in azzurro. Perché impresa - il termine lo usa anche il ct - sarebbe, è inutile nasconderlo. Sulla falsariga di altre compiute da questa nazionale: i supplementari con la Germania del 1970, il Rossi che fa piangere il Brasile nel 1982, i rigori fatali all'Olanda nel 2000 e la battaglia di Dortmund con i tedeschi dove di fatto andammo a prenderci la Coppa del 2006.

Lo stadio St.Denis non ha mai portato fortuna agli azzurri: due precedenti, due sconfitte, la prima nel 1998 ai rigori contro i Bleus (ct Maldini), la seconda sempre contro i galletti nel 2006 che era il debutto nelle qualificazioni europee per Donadoni. Ma questa nazionale di brutti, sporchi e cattivi vuole fermare la serie negativa a Parigi. A suo modo, mostrando gli attributi. Che nel caso di questa Nazionale vuol dire in primis grande solidità difensiva. «Ma dobbiamo fare in modo che anche loro stiano attenti a noi, in fase di possesso possiamo far male a chiunque», avverte Conte.

Nell'aria si respira un lieve profumo di rivincita, quei 4 gol incassati quattro anni fa a Kiev pesano ancora. E allora l'Italia, distrutta nel fisico dalla semifinale con la Germania, fece praticamente da sparring partner. «Non siamo qui per fare da comparsa: se usiamo la ragione e pensiamo, perdiamo - sottolinea Conte -. Dobbiamo andare al di là della ragione per fare qualcosa di straordinario, perché l'ordinario non basta: sono convinto che i ragazzi siano in grado di farlo. È una lotta impari, ma il bello del calcio è che niente è impossibile».

C'è rispetto per questa Spagna «una delle squadre più forti del mondo, anzi una delle favorite del torneo», precisa il ct. E nella preparazione della sfida da dentro o fuori, nulla è stato lasciato al caso. Esattamente come era avvenuto nelle precedenti partite di questo Europeo. «Abbiamo analizzato la loro sconfitta con la Croazia, penso che nel primo tempo avrebbero potuto ammazzare la gara. Loro mostrano sempre grande palleggio, grande movimento, grandi tagli, ma noi ci siamo preparati bene». E allora corsa, intensità e sacrificio saranno le armi per sgambettare la Roja. Conte ha già deciso l'undici: Florenzi sostituirà Candreva sulla fascia destra, De Sciglio ha vinto il ballottaggio a sinistra con Darmian, per il resto sarà la squadra che ha entusiasmato nel debutto con il Belgio. «Non dovremo avere rimpianti, dovremo aver dato tutto, poi se l'avversario si dimostrerà più forte di noi in campo saremo i primi ad applaudire», così il ct. Che ritroverà Buffon tra i pali. Comunque vada, il portiere resterà in azzurro. Perché all'Italia tiene tanto da starci male: «Dopo le gare, spesso mi viene la febbre. Accade perché le vivo emotivamente, anche se ho una consapevolezza maggiore del mondo in cui vanno affrontate.

Nelle ultime 4 sconfitte con la Spagna, solo a Kiev non c'è stata partita. Siamo gli unici che l'hanno fatta soffrire. Morata? Riesce sempre a segnare durante le partite chiave». Speriamo che per una sera si dimentichi quanto è bravo...

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