Benny Casadei Lucchi
Avete presente il brutto anatroccolo? La Rossa Ferrari F2005, quella che non ha vinto, perché Indiapolis non è una vittoria, quella che non ha spaventato nessuno, che non ha fatto record, ecco, questa Ferrari sembrava il brutto anatroccolo là, sola al centro della grande tavolata imbandita dal Cavallino per il tradizionale scambio di auguri tra il presidente tifoso Luca di Montezemolo, i suoi uomini e i giornalisti italiani.
Sembrava il brutto anatroccolo e forse per questo, anzi certamente per questo a tutti, presidente in testa, è venuta voglia di coccolarla, difenderla un poco perché non è bello raccogliere l’eredità pesante delle altre rosse del quinquennio più vincente di sempre e fallire miseramente l’obiettivo. Neppure il gol della bandiera ha fatto la F2005, perché di gol, di vittoria a Indy non si può proprio parlare.
È stata protagonista di «un brutto anno» ammette Montezemolo, e questo nonostante papà Rory Byrne, creatore delle Ferrari mondiali e il direttore tecnico Ross Brawn l'avessero dipinta e raccontata in quel freddo giorno di fine febbraio a Maranello come «la Ferrari migliore di sempre». «Si sono sbagliati», confessa il presidente «ma ci farà bene, a tutti noi, dal presidente in giù. Serviva un bagno di umiltà...» e il bagno è arrivato. «Ma questa macchina, va detto, non era un catorcio». I sottintesi di questa sacrosanta difesa d’ufficio sono noti: in primis le gomme, la Bridgestone che le mescole da durata, da Gran premio intero le sa fare meno bene dei concorrenti Michelin.
Montezemolo parla solo di sport, di rivincita, di umiltà, evita accuratamente Confindustria e politica: «Lo scontro verbale tra Berlusconi e Della Valle in tv non l'ho visto. Per chi tifo? Io sto con Schumacher», la mette sul ridere e svicola perché in questa sera che tradizione vuole votata ai riti scaramantici e propiziatori di nuove vittorie solo di gomme e pistoni bisogna parlare. E poi c’è l’argomento che nel cuore del presidente tifoso vale più di tutto: Schumi e il quando, il come e il perché del suo futuro da anziano cannibale delle piste (il 3 gennaio saranno 37 anni). «È il pilota che deve decidere. Sarà dunque solo Michael a dire se vorrà continuare a correre. Ma per noi Schumacher non rappresenta solo il presente della Ferrari. È anche il nostro futuro. Perché per la voglia, la determinazione e i numeri che possiede resta sempre il migliore». Insomma, a Montezemolo è toccato per l’ennesima volta il compito natalizio di dire che fin quando il kaiser tedesco lo vorrà, la Ferrari è qui per lui. «Se dovesse smettere ovviamente mi dispiacerà - aggiunge -, ma so anche che sarebbe una decisione presa perchè non ha più voglia di essere il numero 1 e allora meglio così... Io vedo però che ha ancora voglia e penso che a Monza si saprà cosa ha deciso di fare». Impossibile non chiedergli di Valentino Rossi: «Se viene in F1 non è per fare il comprimario. Però, dal giorno in cui dovesse decidere dovrà poi provare almeno un paio di mesi di fila per capire se potrà vincere».
Quindi la recente e ricca cronaca di F1: dalle nuove regole come il già citato ritorno al cambio gomme all’avvento degli otto cilindri. «Nel 2005 noi e chi ha lavorato con noi (la Bridgestone, ndr) non abbiamo fatto bene, interpretando male le nuove regole», ma il nuovo regolamento «è giusto e per certi versi doveroso», sottolinea ribandendo quanto detto più volte nel corso degli ultimi anni riguardo a qualifiche noiose e campionati unicamente condizionati dalle mescole dei gommisti. «Ora le qualifiche torneranno ad essere interessanti perché il pilota e la macchina conteranno di più» e dal 2008, fa notare, si ridurrano ulteriormente i costi e aumenteranno i sorpassi (vedi ad esempio l’alettone in due sezioni sul posteriore, ndr). «In F1 la ricerca è fondamentale, ma è giusto aver abolito i materiali esotici, quelli da segreto militare che costano tantissimo e non sono trasportabili sulle vetture di serie». Sull’avvento dell’otto cilindri solo una battuta: «Siamo poco esperti, è dal '64, quando John Surtees vinse il mondiale, che non ne facciamo più per le F1». In questo gli vengono però in soccorso i buoni tempi di Schumi la settimana scorsa a Jerez, tempi che hanno portato un filo d’ottimismo nelle segrete stanze maranelliane. E sempre sulla cronaca spiccia di F1 (il passaggio nel 2007 della Vodafone dalla Ferrari alla McLaren e quello di Alonso) tiene a precisare: «Non abbiamo potuto offrirle il ruolo primario che chiedeva, perché abbiamo rinnovato con la Philip Morris un accordo importantissimo... non siamo un cartellone pubblicitario... Ci sono già tante richieste di sponsorizzazione, abbiamo un anno per fare la selezione». Quindi giochicchia con la McLaren: «Ron Dennis ha detto che Hamilton, il pilota di colore, la Ferrari non lo prenderà mai? Ma chi glielo ha mai chiesto?»; e giochicchia con l’imbarazzo di Briatore per l’affare Alonso che ha visto il gran capo del team Renault e manager del campione del mondo nel doppio ruolo di colui che perde un pilota e che lo piazza (anche se Briatore ha precisato di non aver avuto nulla a che fare nella vicenda, ndr): «Ma il manager di Alonso chi è? - domanda sornione -. Se noi facessimo una cosa del genere - aggiungerà poi -, il 90% di voi ci crocifiggerebbe. Io credo che certi annunci andrebbero fatti più avanti.
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