Il nuoto a stelle e strisce (ma senza medaglie d'oro) si affida a un Santo "italiano"

Condorelli e Luca Urlando fanno parte degli Usa, finora a secco di "metalli" pregiati

Il nuoto a stelle e strisce (ma senza medaglie d'oro)  si affida a un Santo "italiano"
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"Rendiamo il nuoto americano nuovamente grande": sì, il motto di Trump vale anche in piscina. Un anno fa la Nazionale maschile a stelle e strisce ai Giochi di Parigi ha toccato uno dei punti più bassi visto il minimo storico di medaglie 9, di cui un solo oro individuale, quello di Bobby Finke nei 1500 davanti a Paltrinieri , ed è per questo che lo staff è stato rivoltato completamente verso Los Angeles.

"Se si ripetesse un flop del genere in casa, sarebbe ancora più imbarazzante", è stata la sintesi di Michael Phelps, l'olimpionico più decorato di sempre e deluso dalle prestazioni dei connazionali.

Nessuno può eguagliare la profondità dell'America in corsia, ma la beffa è che molti fuoriclasse stranieri su tutti il francese Marchand e la canadese McIntosh, nove medaglie d'oro olimpiche in due si allenano proprio nei college Usa e, di fatto, stanno togliendo successi e conquiste ai nuotatori statunitensi. È accaduto anche ieri: la tedesca Elendt ha privato Kate Douglass dell'oro nei 100 rana, distanza in cui si è piazzata sesta Anita Bottazzo, la trevigiana che pure lei studia e si allena oltreoceano.

Certo, non è per via degli scadenti risultati nel nuoto almeno fra gli uomini che The Donald ha ordinato lo stop all'iter per i visti di tutti gli studenti stranieri; ma in questa forma di protezionismo trumpiano nello sport c'è la volontà di difendere gli interessi dei connazionali. Difficilmente, però, i college chiuderanno le porte a tutti gli atleti del mondo, dato che questi istituti guadagnano soldi e prestigio per ospitare i campioni. Ed infatti, dopo i Mondiali, l'Università della Virginia accoglierà pure la sprinter azzurra Sara Curtis, che presto verrà raggiunta negli Usa anche dalla baby Bianca Nannucci, ieri impegnata nella batteria dei 200 stile.

Curiosamente, nella squadra americana maschile che dopo tre giornate è ancora a secco di ori in corsia fanno parte pure due italiani. Uno di loro, Luca Urlando, oggi può interrompere il digiuno visto che ha il primo tempo di ingresso nella finale dei 200 farfalla, dove ci sono anche Federico Burdisso e Alberto Razzetti. Lo scorso anno Urlando si era qualificato per i Giochi Olimpici, ma in Francia non era andato oltre la 17ª posizione in batteria. "Dovevo vivere anni di sconfitte per arrivare a questo punto" ha raccontato il nuotatore nato a Sacramento, ma di sangue italiano. Luca, classe 2002, è infatti figlio di Giampaolo e nipote di Alessandro Urlando, due ex campioni di atletica. Se il papà, padovano, lanciava il disco e ha vinto anche un tricolore prima di trasferirsi negli Usa per studiare, il nonno è stato primatista italiano del martello per anni e ha disputato tre Olimpiadi.

Sono tre invece i Paesi per i quali ha nuotato Santo Condorelli.

Dopo Canada e Italia, con la quale l'ex azzurro di origini siciliane ha conquistato un argento olimpico a Tokyo nella 4x100 sl, Santo farà i 50 stile pensando al papà Joseph morto a gennaio: "Il nostro obiettivo prima di Parigi era nuotare ai Giochi per gli Stati Uniti, e purtroppo non siamo riusciti a realizzarlo. È una sensazione strana perché ora che se n'è andato sono quasi più in pace con me stesso e so che ai Mondiali nuoterà con me da lassù".

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