
Uguali per come vincono, diversi per come parlano: il pragmatico Allegri sa farsi acqua per prendere la forma di chi lo paga, mentre l'incontentabile Conte a volte può essere fastidioso quanto un riccio nelle mutande. Strano ma vero, i due allenatori italiani più vincenti fra quelli in attività, domenica si ritrovano a 12 anni dall'ultima volta. Max allora come oggi stava sulla panchina del Milan, Conte manco a dirlo su quella della Juventus. Vinse Conte (3-2) come altre 4 volte negli appena 8 scontri diretti che segnano le loro carriere. Poi ci sono 2 pareggi, compreso quello del gol non concesso a Muntari, e un'unica vittoria di Allegri, che curiosamente risale alla prima sfida, un antico Cagliari-Atalanta 3-0 del 2009 in cui erano entrambi giovani allenatori carichi di speranze, ma evidentemente lontani dalla consacrazione che è poi arrivata a colpi di vittorie.
Nella storia del calcio italiano, solo il mitico Trap (7) ha vinto più campionati di loro: Allegri 6 e Conte 5, cui può sommare quello prestigioso col Chelsea (ma se aggiungiamo l'estero, il Trap domina, avendo vinto anche in Germania, Portogallo e Austria: infinito Trap). Conte il rivoluzionario che ha ricostruito la Juventus, rifatto vincere l'Inter e restaurato il Napoli; Allegri il gestore che da lui ha ereditato e allungato la vita al ciclo della Juventus e che il Milan ha richiamato dopo un anno di nulla per restituirsi un'immagine, prima ancora che una classifica, e che è tornato pensando a una squadra e a un sistema di gioco (il 4-3-3 annunciato da Tare, uno cui piace parlare) e che ha cambiato idea quando la società non è riuscita a dargli quello che aveva chiesto.
Un aziendalista, soprattutto un pragmatico, cui forse ha paradossalmente dato una mano la sconfitta nel debutto contro la Cremonese. Chissà se altrimenti lo avrebbero accontentato su Rabiot, occasione last minute che ha modificato le gerarchie in mezzo al campo, dove prima di lui erano stati comprati calciatori più giovani e più cari, rendendo ora sovraffollato il reparto, a dispetto di altri settori in cui non c'è certo abbondanza (un solo centravanti in rosa). Colpa, o merito, anche di Modric, fin qui capace di giocare, e bene, partite intere non solo spezzoni. Tanto miele per uno come Max, il crash test col Napoli vale anche per questo, per capire quanto vale il Milan quando si alzano valore e velocità degli avversari.
L'incontentabile Conte, mille spigoli per altrettante vittorie, a un mese dallo scudetto parlava di Napoli come di una città in cui certe cose non sono possibili (senza specificare bene quali). Un modo per costruirsi un alibi e zoomare sui suoi meriti.
E così dopo la sofferta vittoria sul Pisa, pur sempre la quarta in 4 partite, ha ridimensionato gl'investimenti estivi di ADL, che ha aggiunto circa 180 milioni di calciatori, più De Bruyne a parametro zero, a una rosa già vincente, negando che il suo club abbia fatto un grande mercato. "Mica abbiamo preso giocatori da 60 milioni, ne abbiamo comprati 9, fate un po' voi i conti...". Che dire? Vince sempre lui.