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"Ora che i velisti volano nessuno tornerà indietro Ma a me... piacerebbe"

Bernasconi, ex ingegnere della McLaren F1: "Più facile con le auto, l'asfalto è certo, il vento no"

"Ora che i velisti volano nessuno tornerà indietro Ma a me... piacerebbe"

Nel sangue di Dan Bernasconi, Head of Design di Emirates Team New Zealand, defender della 36ª America's Cup, orgogliosamente inglese, scorre qualche stilla, ma proprio qualche, di sangue italiano, per la precisione, svizzero-italiano: «Credo che il mio bis, bis, bisnonno vivesse in Ticino...» dice. Nella notte sono andate in scena la 5ª e 6ª regata, con Luna Rossa e New Zealand al via sul 2-2, splendide interpretazioni diverse dello stesso standard progettuale concepito da Bernasconi, considerato il papà della Classe AC75, le meravigliosi barche volanti che sfrecciano sull'acqua a quasi cento all'ora. Il regolamento costruttivo della coppa 2021 era stato infatti pubblicato nel 2018 e a lui affidato. Sono chiamati foiling yachts, dal nome delle appendici aerodinamiche adattate sui fianchi del monoscafo. Bernasconi, prima di abbracciare la vela da competizione, nel 2006, aveva lavorato per la McLaren in Formula 1 e, dal 2010, fa parte del team di New Zealand.

«Vi è una netta differenza nell'applicazione dei modelli matematici alle vetture di F1 rispetto agli yacht di Coppa America» spiega nell'incontro organizzato da Omega, cronometrista ufficiale dell'America's Cup. «Relativamente alle prime, i parametri ambientali sono certi, si corre sull'asfalto, i motori sviluppano una ben chiara potenza, i pneumatici si consumano in funzione del bilanciamento in pista della macchina, a sua volta dipendente da un circuito in cui le traiettorie sono ben precise. Nella vela, non vi è nulla di certo, perché si ha a che fare con il vento e con il mare, fenomeni naturali. Il vento, poi, non varia solo nella forza e nella direzione, ma anche nella distribuzione sulla vela, dall'alto verso il basso, ed è difficile effettuare misurazioni precise lungo l'altezza dell'albero. Moltissime sono le variabili. Per me è stata una grande sfida».

Per lo scafo neozelandese, denominato Te Rehutai - in lingua maori significa Dove l'essenza dell'oceano rinvigorisce e dà energia alla nostra forza e determinazione -, Bernasconi e il suo team hanno scelto foil con ali piccole: «Abbiamo voluto privilegiare la velocità, piuttosto che la manovrabilità. Inoltre, i foil con ali più grandi, adottati da Luna Rossa, sono più performanti in condizioni di vento leggero, man mano che i nodi di brezza crescono, le ali più contenute consentono invece prestazioni migliori». E infatti il botta e risposta tra Luna e Kiwi fin qui visto si è giocato anche su questa diversità d'approccio progettuale. Bernasconi sottolinea che Emirates Team New Zealand, in qualità di defender, ha solo potuto osservare gli sfidanti durante la Prada Cup e non gareggiava da dicembre. «È senz'altro un vantaggio misurarsi in acqua» prosegue l'ingegnere inglese, «Luna Rossa ha gareggiato ogni giorno, mentre noi lavoravamo sullo sviluppo della barca».

I match-race di America's Cup attuali, così rapidi e ultra-tecnologici, sembrano aver perso l'allure delle leggendarie J Class degli anni '30 o dei 12 metri (in uso dal secondo Dopoguerra fino alla fine degli anni '80), ma Bernasconi non è d'accordo: «Non mi dispiacerebbe tornare alle precedenti classi di America's Cup, tuttavia sono certo che, oggi, né i designer, né i velisti sarebbero entusiasti di gareggiare su velocità medie non superiori ai 9/10 nodi, perché la classe AC75 è straordinariamente stimolante per entrambi. Riguardo ai match-race, non credo siano meno interessanti, perché la riduzione della velocità in virata e strambata è minima e, quindi, si riesce a contenere bene anche il ritardo in termini di metri recuperando immediatamente i nodi persi in manovra. Questo è un dettaglio che apre prospettive sempre diverse nella gestione dei match-race, incoraggia invece che scoraggiare la manovra, al fine di raggiungere la migliore posizione sul campo di regata e consente di cambiare continuamente e repentinamente strategie. Non credo, dunque, sia necessario ridurre le velocità per vedere sfide appassionanti e avvincenti».

Bernasconi sa bene di aver messo a disposizione del fuoriclasse Peter Burling una barca eccezionale, ma ora ha anche capito che Luna Rossa sarà un osso duro».

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