di Benny Casadei Lucchi
È la formula spread che esaspera la formula uno di sempre. È il circus che in recessione diventa circo, senza elefanti e acrobati, ma con qualche pagliaccio a gestire piccoli team e distruggere grandi speranze. È la F1 di oggi che occhieggia al passato, perché i piloti, finita l'epoca dei gentleman driver, la valigia l'hanno sempre portata. Chi più e chi meno: chi con tanti soldi dentro e un po' di talento e chi con molto talento e pochi soldi. Ed è la F1 del presente perché la crisi ha davvero tolto il carburante a questo sport. Nel senso di sponsor al seguito dei piloti.
Ora succede invece che un giapponese di buon talento, magari non un fuoriclasse, Kamui Kobayashi, dopo aver guidato la Sauber debba cedere il passo al ricchissimo, per dote, Esteban Gutierrez. Un messicano di cui si dice bene ma non un gran bene e che però porta con sé i milioni, tanti, in chiave sponsor, del signor Tel Mex, Carlos Slim, l'uomo più ricco del mondo. Per cui finisce in niente la disperata e romatica idea di Kobayashi di raccogliere fondi per correre tramite una colletta sul suo sito: 8 milioni ragranellati che però sono noccioline rispetto al valigione di cui sopra. «È triste, purtroppo non sono riuscito a garantirmi un posto in un team competitivo» ha detto il nippo, «la colletta aveva dimostrato la grande potenzialità delle aziende giapponesi». Ma non è finita.
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