Orgoglio e coraggio. La rivincita sui fischi di Calha "il traditore"

I milanisti non l'hanno perdonato, lui va a tirare il rigore, segna e poi "sfida" la curva

Orgoglio e coraggio. La rivincita sui fischi di Calha "il traditore"

Hakan Calhanoglu sapeva che non sarebbe stata una serata come le altre. Se l'immaginava proprio così, magari anche col gol e poi certo, sperava di vincere il primo derby con l'Inter dopo esserci riuscito 2 volte su 8 col Milan. Ma era sicuro che l'accoglienza dei suoi ex tifosi sarebbe stata rumorosa e infatti ne ha conferma già dai primi accenni di riscaldamento: fischi e insulti e cori per lui e la sua incolpevole mamma. Perché lui, almeno, una colpa ce l'ha: essersene andato in quel modo gratis - alla fine di un balletto di mesi e per di più all'Inter, certo non il modo migliore per farsi ricordare da chi per 4 anni già ti aveva a fatica aspettato e sopportato, eterno incompiuto, altro che Godot. Poi un giorno spunta Marotta e il turco cambia maglia senza nemmeno dover cambiare casa: il massimo per lui, il minimo per il Milan e i suoi tifosi.

Giocare in trasferta non lo aiuta. San Siro strapieno (anche se a un colpo d'occhio gli spettatori sembravano di più del 75 per cento) è ovviamente e ampiamente rossonero e gl'insulti si moltiplicano a ogni giocata. L'apice quando il numero 20 nerazzurro va sul dischetto per trasformare il primo dei 2 rigori fischiati dal modesto arbitro Doveri. Calha guarda Inzaghi e poi Martinez. Io? Chiede e si chiede. Sì, tu. E così dopo esserselo guadagnato gli tocca l'onere di trasformarlo. Fallo di Kessie, un altro che fra 6 mesi farà la stessa fine, chissà se prenderà anche la stessa strada: l'Inter per ora smentisce, ma se Brozovic non firma...).

Il pallone pesa, il pubblico fischia, Tatarusanu saltella, forse anche per innervosirlo. Macché: lui calcia e lo infila. Il portiere va a sinistra, lui lo beffa centralmente ed esplode di felicità e rabbia, portandosi plateale le mani alle orecchie, come a dire: non sento, alzate la voce. Accontentato, lì e dopo e fino all'ultimo istante in cui rimane in campo. Gli resta il rammarico di non aver calciato anche il secondo, di rigore. Tocca a Martinez, che non segna da 7 partite ed è uno dei 2 goleador della squadra. Chissà se si sono messi d'accordo o se ha deciso Inzaghi dalla panchina o magari no, niente rammarico ed è lui a essersi sfilato dal cimento, per non sfidare oltre modo la sorte. Meglio non rovinare la media, potrebbe anche aver pensato. Chissà...

Di certo il derby è stata fin qui la miglior partita dell'anno nerazzurro di Calha il traditore (del Milan). Personalità e corsa, calcio e visione: il migliore dei suoi, forse il più bravo di tutti. C'era stato in verità l'esordio col botto contro il Genoa, a metà agosto, ma visto il resto, Champions compresa, era stata la più classica delle illusioni. Il Milan e il derby lo rianimano.

Inzaghi lo sapeva e per lo meno lo sperava e dopo aver meditato a lungo di lasciarlo fuori per approfittare della buona luna di Vidal, alla fine s'è deciso di dargli un'altra volta fiducia, puntando proprio sul suo orgoglio prima ancor che sul suo destro. Scelta felice che non rinnega nemmeno al momento dei cambi: Calhanoglu resta in campo fino alla fine, a caccia dell'ultimo guizzo. Arriva invece l'ultimo coro di insulti ma il suo derby è da applausi.

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