Panchine all'italiana col mal di testa Per fortuna c'è Cantù

Panchine all'italiana col mal di testa Per fortuna c'è Cantù

Un forte mal di testa dopo il giovedì europeo di basket. Vero che lo splendore di una reputazione, come diceva un predicatore francese, è come lo specchio, che un debole fiato appanna in un momento, ma vedere Ettore Messina e Simone Pianigiani, i due migliori allenatori italiani per risultati, uscire con le ossa rotta dalla quinta giornata, stare a sentire ancora Sergio Scariolo, l'altro tecnico italiano, che adesso guida l'Emporio Armani, squadra a cui piace essere cerino piuttosto che fiaccola per il movimento, con più tituli e finali fra Spagna ed Italia, giustificare un'altra serata finita fra i fischi nella desolazione del Forum, ci ha fatto davvero male.
Quello specchio, però, si è illuminato con il sorriso di Andrea Custer Trinchieri che ha portato Cantù ad un altro capolavoro europeo, mangiando vivo, come ha detto lo sconsolato allenatore sconfitto del Fenerbahce, lo squadrone turco che è stato affidato al Pianigiani commissario tecnico dell'Italia. Per l'allenatore attore, un Buazzelli sulla scena del basket, la notte di tutte le vendette contro l'avversario che lo aveva fatto soffrire di più quando vinceva sei scudetti in fila a Siena, una gestione capolavoro nel giorno in cui doveva affidarsi in regia all'afro-belga Jonathan Tabu dopo aver perso, forse per tutta la stagione, il titolare Smith, trovando spazio anche per le vendette private dell'Aradori che a Siena non si sentiva tanto apprezzato.
Per Cantù, finita nel girone di ferro, dove domina il Real Madrid, al termine di un trionfale e dispendioso girone di qualificazione, questa vittoria sugli altri favoriti del gruppo, il secondo successo in casa dopo il successo sull'altro colosso Khimki, non vuol dire ancora certezza della seconda fase, ma certo le due imprese resteranno, perché tenere a 58 punti il Fenerbahce è dimostrazione di un lavoro collettivo che andrebbe imitato dopo averlo applaudito. Anche Messina ha preso una legnata in casa con il suo Cska Mosca (60-81), ma davanti aveva il Barcellona di Javi Pasqual che in Eurolega è dominante anche se non vince sempre come vorrebbe.
Per Scariolo e l'Armani, invece, la lezione subita in casa contro l'Olympiakos Atene, detentore del trofeo con la stessa struttura dell'anno scorso, ma con un bilancio al minimo vista la crisi greca, vuol dire fare due passi indietro dopo la vittoria di Siena in campionato che aveva già fatto stampare titoloni non ancora meritati. Milano soffre se la aggredisci e quando dall'altra parte trovi uno come Spanoulis scopri che la sua difesa soffre troppo, per cui se capita una serata di tiro mediocre, se i giocatori sfuggono al controllo e vanno per conto loro come Langford, allora ti ritrovi con lo stesso mal di testa che avevamo noi al risveglio.
Troppo presto per giudicare, ma certi peccati fanno capire che puoi avere tutti i soldi del mondo, nessuno in Italia costa come l'Armani, ma che sarai sempre una squadra incapace di coinvolgere la gente e al Forum erano solo in 4000 per una partita chiave contro i campioni in carica. Difficile innamorarsi e fidarsi, anche se tutto resta aperto, anche se nel nostro campionato inseguire, pur con 6 punti in meno della capolista Varese dopo 6 giornate, sembra impresa meno difficile che farsi largo nell'Europa.
Adesso, per una strana coincidenza, sia Milano che Cantù e Siena stanno cercando un nuovo regista: l'Armani (2-3 in Europa) perché ha visto che Cook non domina il dualismo Langford-Hairston, la Mapooro (2-3) per necessità dopo l'infortunio del titolare, il Montepaschi (2-3 dopo il 66-101 in casa dell'Asseco Prokom di ieri sera) perché il mattatore Bobby Brown fa e disfa e pensa poco agli altri.

Sul mercato offrono i veterani Papaloukas, Lakovic, Sundiata Gaines e il californiano Brown, ma nessuno di questi garantisce miglioramenti immediati. Prima di cambiare, a Milano e Siena, sarebbe meglio lavorare su quello che c'è, anche per dimostrare che gli allenatori contano davvero.

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