Milanello Il Milan ci riprova. Convocato per la seconda volta consecutiva Silvio Berlusconi a Milanello («Gli ho chiesto di dedicarsi completamente al calcio andando in giro per il mondo con il Milan quando lascerà la politica», la confessione di Galliani), nella speranza che l'effetto prodigioso (2 a 2 con rimonta a Napoli e 3 a 1 a Bruxelles con qualificazione Champions in tasca) possa continuare. La scena è la stessa del venerdì precedente: arrivo in elicottero, a scortarlo c'è Adriano Galliani (che rimedia anche una microfonata sulla guancia nella calca), dietro la cancellata tifosi in adorazione, poi il pranzo frugale, il predicozzo al gruppo e il premio consegnato ad Abbiati (per le 300 partite) preceduto dal simbolico abbraccio al tecnico Allegri («complimenti Massimiliano» la frase rivolta a testimonianza del legame tra i due, nonostante
Guardiola). Il Milan ci riprova, allora, proprio contro la Juve che soltanto nove mesi prima passò indenne da San Siro grazie al famoso gol non visto (da Tagliavento) di Muntari.
«Le topiche arbitrali ci sono sempre state e sempre ci saranno, speriamo questa volta a nostro favore, dobbiamo guardare avanti non indietro», l'elegante passaggio del presidente seguito dalla battuta riservata a una tifosa polemica («passerò da San Siro a tracciare la linea di porta»). Ci riprova senza Pato, definito un problema, e ieri tolto ufficialmente dal mercato. «Deve restare qui, la cura migliore è stare qui» il pensiero di Berlusconi. Irrobustito da altre riflessioni di natura pratica. «Nessuno prenderebbe, anche solo in prestito, uno reduce da una così lunga sequenza di infortuni muscolari. Il brasiliano va usato col contagocce per permettergli di venire fuori da una situazione difficile. Era il nostro gioiello destinato a diventare il giocatore simbolo, deve recuperare integrità fisica e fiducia in se stesso», la risposta allo sfogo dell'interessato di mercoledì notte, a Bruxelles («Voglio giocare di più, parlerò col mio procuratore»).
Il recupero di Pato è la priorità assoluta, anteposta persino al possibile arrivo di Balotelli. Lo farebbe un cambio del genere? il quesito arrivato quasi a tradimento. «Non mi piacciono gli scambi» la risposta del presidente che è invece soddisfatto della resa di Robinho. «Adesso deve aggiungere una partita da titolare» è la frase civetta di Berlusconi, informato dell'intenzione di schierarlo subito e al posto di Bojan per rendere il recupero definitivo e ricacciare indietro i propositi di abbandono del club. Il Milan ci riprova con Berlusconi e con Allegri, questa volta riuniti dalla soddisfazione della Champions ma divisi dalla prospettiva di Pep Guardiola che non è più un mistero ma un argomento iscritto all'ordine del giorno del futuro. Perché nella conferenza stampa del tecnico, successiva all'intervista del presidente, questo è l'unico argomento su cui il livornese si è chiuso a riccio, mostrando una sorta di nervo scoperto, non ha gradito e ha preferito restarsene a distanza di sicurezza. Il presidente è stato leale e trasparente con Allegri. Ne ha parlato in pubblico. Ha riferito sulla trattativa in corso: «I club inglesi insistono con Guardiola, noi saremo presenti ma è molto difficile. Ne abbiamo parlato anche con Allegri» il particolare inedito su cui il livornese ha fatto catenaccio. «Io mi occupo del presente, siederò contro la Juve sulla panchina del Milan, almeno credo, e di questo parlo, non posso e non voglio parlare del futuro che dipende dalla società, posso solo decidere la formazione» l'altra precisazione che ha il sapore di una indiretta replica alle accuse di subire i consigli provenienti dal vertice societario.
Il Milan ci riprova contro la Juve per dimenticare le pene più recenti e magari anche il dispetto di nove mesi prima.
Con El Shaarawy naturalmente («c'è un campione egiziano che è italianissimo, è un caro ragazzo»), cui Silvio Berlusconi ha recapitato un consiglio paterno: «ha ottenuto la licenza liceale, vogliamo che vada all'università» e con la presenza in tribuna di Marco Van Basten, «con lui c'è un'amicizia che affonda le sue radici sul campo di calcio, l'ho visto diverse volte da quando ha lasciato e abbiamo avuto occasione di pensare a lui come allenatore del Milan» l'ammissione conclusiva. Il Milan ci riprova. Forse con troppi allenatori passati, presenti e futuri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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