Guerra in Ucraina

Parola di Abramovich. "Vendo il Chelsea, i soldi per le vittime"

La mossa dell'oligarca sempre più in "politica" dopo aver partecipato ai negoziati per l'Ucraina

Parola di Abramovich. "Vendo il Chelsea, i soldi per le vittime"

Quasi venti anni alla guida del club londinese, che aveva fatto sedere in pianta stabile al tavolo delle grandi d'Inghilterra e d'Europa. L'oligarca Roman Abramovich, messo alle strette dalla comunità internazionale per la guerra in Ucraina, ha annunciato la vendita del Chelsea, uno dei cinque club in Europa in mano a magnati russi (gli altri sono Bournemouth, Monaco, Bruges e Vitesse, il prossimo avversario della Roma in Conference League).

Le voci si rincorrevano da giorni, secondo i media inglesi Abramovich aveva già incaricato la banca americana Raine Group di gestire la vendita del club campione d'Europa. «Non chiederò alcun prestito da rimborsare - ha precisato il miliardario russo-israeliano -. Per me non si tratta mai di affari né di soldi, ma di pura passione. I proventi della cessione andranno in beneficenza a favore delle vittime del conflitto in Ucraina». Abramovich, con buona pace dell'amico Putin, si è ritagliato un ruolo da mediatore in una delle crisi più gravi degli ultimi decenni: c'era anche lui ai colloqui di pace in Bielorussia tra russi e ucraini su richiesta di questi ultimi. Nei giorni scorsi il magnate si era espresso pubblicamente sulla gravità della situazione in Ucraina, auspicando che lo scontro armato potesse cessare al più presto. «Il più grande di sempre», il commento di molti tifosi dei Blues, mentre c'è chi predice un futuro grigio per il club: «Era una piccola squadra prima di Roman, tornerà una piccola squadra». Alla finestra per l'acquisto dei Blues c'è già un miliardario svizzero, Hans Jorg Wiss, che ha fatto fortuna grazie al biotech.

Nella corsa al boicottaggio della Russia, la Gran Bretagna sembra essere la più attiva. E dopo che il Manchester United aveva rinunciato alla sponsorizzazione di Aeroflot, l'Everton, esortato anche dal Parlamento inglese, ha sospeso con effetto immediato i contratti di sponsorizzazione con le società russe USM, Megafon e Yotae di proprietà dell'oligarca russo Usmanov (uno dei principali azionisti dell'Arsenal fino al 2018) a cui l'Unione Europea ha già congelato i beni. Ma ora diventa però complicato il tema della proprietà del club di Liverpool, visto che l'azionista di maggioranza è il britannico-iraniano Farhad Moshiri, che è al tempo stesso presidente di USM Holdings, fondata proprio da Usmanov. Il supporto finanziario russo è considerato cruciale per i piani della società, a cominciare dal finanziamento del nuovo stadio da 500 milioni.

Ma in Gran Bretagna si muove anche la Federazione automobilistica, che ha deciso di vietare a qualsiasi pilota russo o bielorusso di correre sul suo suolo. Dunque, Nikita Mazepin, pilota del team Haas già a rischio del posto, non potrà prender parte al Gran Premio di Silverstone il 3 luglio. Sono già 15 le Federazioni internazionali che hanno aderito alle «raccomandazioni» del Cio sul boicottaggio della Russia. Così il ministro dello sport di Putin ha deciso di preparare un ricorso al Tas di Losanna: per i tanti eventi cancellati o trasferiti in altre nazioni «dovremmo ricevere un risarcimento».

E ai Giochi Paralimpici Invernali di Pechino atleti russi e bielorussi parteciperanno come neutrali, sotto la bandiera delle Paralimpiadi, e i loro risultati non saranno inseriti nel medagliere.

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