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Parolacce e racchettate. E McEnroe fece a pezzi il salotto del tennis

L'americano cacciato all'Australian Open inaugurò l'era dei campioni maleducati

Parolacce e racchettate. E McEnroe fece a pezzi il salotto del tennis

Era una domenica pomeriggio umida quel 21 gennaio 1990, trent'anni fa come oggi. Nell'aria, che diveniva sempre più calda con l'alzarsi del sole, un uomo tormentato e pensieroso cercava di riprendersi dalla notizia choc appresa pochi minuti prima. John, il tuo torneo è finito. Sei fuori. Sono passati trent'anni dall'edizione del 1990 dell'Australian Open, ma chi era presente a Melbourne Park di certo non avrà dimenticato l'espulsione la prima nella storia del tennis nell'era Open -, di John McEnroe. Resta, ancora oggi, il momento più umiliante della carriera di Super Mac, uno dei più grandi talenti della racchetta, vincitore di sette titoli Slam.

Ricapitolando: siamo nel quarto turno degli Australian Open '90 e John McEnroe, opposto allo svedese Mikael Penfors, inizia, come al suo solito, ad andare in escandescenza. Prima, un'intimidazione alla giudice di linea (che gli costa due warning); poi, un sonoro vaffa al giudice di sedia Gerry Armstrong; nel mezzo, specialità di casa McEnroe, la racchetta scagliata violentemente a terra che gli costa un punto di penalità. Basta questo a far infuriare John, già fuori controllo di suo. E questo nonostante lo statunitense conduca l'incontro per due set a uno. «Ero sicuro che avrei vinto il match rivelerà a posteriori Super Mac -, ma ho mancato un colpo che non avrei dovuto mancare. Per la rabbia ho gettato la racchetta. I giocatori lo fanno sempre». Non finisce lì. Dopo aver demolito l'attrezzo, McEnroe chiude il suo personale teatrino imprecando persino contro il supervisor del match, Ken Farrar. Una parolaccia fatale. L'arbitro, inflessibile, a quel punto, non fa altro che applicare il regolamento: Game, set and match in favore di Pernors. «È stato un momento difficile confesserà l'americano - anche perché la mia ex moglie e i miei figli erano lì ad assistere. Vorrei che quel fatto mi avesse cambiato di più, mi avesse aiutato a cambiare i miei atteggiamenti. Ma non ci fu verso».

Quella in Australia, comunque, non fu la prima e nemmeno l'unica follia di McEnroe (si pensi allo sfogo di Stoccolma, 1984). Anzi, l'americano si può dire benissimo che abbia fatto scuola: da Kuerten a Serena Williams, da Nalbandian a Dimitrov e Kyrgios, per non parlare di Fabio Fognini in casa Italia, sono solo alcuni di quelli multati e squalificati da un torneo per comportamenti sopra le righe. Ultimo di questi il canadese Denis Shapovalov, che in un match di Davis ha colpito con una pallina il giudice di sedia. Cacciato. Ieri, per non farsi mancare nulla, proprio il canadese ha preso un warning per racket abuse ed è stato protagonista di un altro sfogo contro un arbitro: «È la mia racchetta, faccio quello che voglio. Fai il tuo lavoro, stai solo cercando una ragione per punirmi».

Alta scuola.

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