Le parolacce di Maurizio unica figuraccia

Le parolacce di Maurizio unica figuraccia

Undici facce di stucco, per mezzora. Gli azzurri, quelli del City, hanno lasciato a bocca aperta Sarri che aveva preannunciato una sfida sfacciata, per usare un aggettivo morbido. Dopo 58 secondi l'allenatore italiano ha preso il taccuino e si è messo a scrivere. Sono le mode o le manie, dipende, ma c'era poco da scrivere e molto da guardare. Sarri si era anche sbarbato per il suo esordio in Inghilterra, tra i signori di Abu Dhabi. L'astuto indipendentista Guardiola, cinque metri più in là, si godeva lo spettacolo dei suoi che facevano ballare la tarantella alla difesa avversaria. Le chiacchiere stanno a zero, anche nella loro volgarità. Se prima della partita contro il Real Madrid lo stesso Sarri si era detto arrapato, se nella sfida di serie A contro Mancini era sceso a insulti omofobi, lunedì a Manchester aveva scelto una formula ancora più greve e viscida, proprio la masturbazione tattica, da lui citata, è il credo principale del suo repertorio di gioco, mentre l'immagine di undici facce da c.. non appartiene al peggiore allenatore della categoria Eccellenza. Ma questo è e ci pare, Sarri è superstizioso ai massimi, fuma sigarette e parole, pensa di essere originale ma diventa bizzarro, il Napoli va in bambola per mezzora, subisce due gol, altri li salva sulla linea o sui pali della porta di Reina, quando si riprende, a proposito di scaramanzie, butta nei rifiuti la vitamina di un calcio di rigore con Mertens.

Peccato, perché, dopo il corto circuito iniziale che gli ha tagliato le gambe, la squadra, lenta e sfasata, si è ritrovata nel ritmo e nelle idee, approfittando anche del guardiolismo, cioè un City narciso e indisponente. Il rigore di Diawara ha riacceso una partita a due facce ma nel senso buono. L'infortunio di Insigne, fuori anche contro l'Inter, è una beffa doppia e amarissima.

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