Fa festa, con merito, anche lItalia. Festa di gol e di gioco. Non solo di risultato che pure vale oro zecchino. Due a zero come quattro anni fa, in Giappone. Allora, alla bisogna, provvide Vieri ispirato da un super Totti. Qui invece il protagonista essenziale risulta Andrea Pirlo, un ragazzo taciturno ma pieno di talento e di magie. Reduce da un torneo deludente, riprende quota proprio allaltezza dellesordio nel mondiale secondo le migliori tradizioni degli artisti considerati in crisi. Sua la prodezza che schioda lo 0 a 0 nel primo tempo, suo il break che consente a Iaquinta di confezionare il regale 2 a 0 nella chiusura della ripresa. Due a zero sul Ghana, il grande spauracchio di Lippi e dei suoi giovanotti debuttanti, ieri sera ad Hannover, finisce in lacrime. Successo limpido e meritato. Nessuno scandalo in assenza di un risultato più rotondo. Gilardino scolpisce il palo, Toni prova a demolire la traversa nel primo tempo. E sono tutte azioni alla mano, dettate da velocità e scambi chirurgici. Ammirato il loro portiere, Kingston, capace di almeno due-tre interventi prodigiosi, decisivi. Da Buffon solo un paio di tuffi: poi una difesa regale provvede a controllare il ritorno degli africani, incapaci di scalfire la corazza di ferro indossata da Nesta e Cannavaro.
Pirlo è il grande genio italiano che riappare sulla scena ma meritano la lode molti altri azzurri, magari non tutti dotati di un 740 strepitoso, artigiani del pallone, e qui al mondiale per la prima volta. Al suo fianco infatti può sfilare Perrotta, preferito a Camoranesi con intuito eccellente da parte di Lippi che dimostra di avere sangue freddo e grande lucidità nelle scelte. Anche quelle maturate nella seconda frazione, da Camoranesi al posto di Totti, spolpato a dovere dalla fatica, fino allarrivo di Del Piero per tenere palla e mandare fuori giri gli assalti feroci del Ghana. Totti, ecco uno dei nodi non ancora sciolti dalla prima prova degli azzurri. Convincente, in qualche snodo anche esaltante. Il romanista è come lavevamo visto e descritto nei giorni scorsi, a corto di fiato e di condizione. Ha retto per meno di 60 minuti, ha fatto quel che ha potuto ritirandosi appena gli hanno mirato la caviglia operata. Può venire buono più avanti.
Ultima annotazione. Ha saputo anche soffrire la prima bella, esuberante Italia di Lippi, capace di esaltare anche la panchina, con Iaquinta al primo sigillo in azzurro. Reggendo le spallate e armando un contropiede dopo laltro, con grande determinazione.
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