Il passato e Mancini Italia, l'urlo di Wembley può essere zittito

Dal Brasile al Portogallo fino alla Francia. Chi giocava in casa spesso non ha esultato

Il passato e Mancini Italia, l'urlo di Wembley può essere zittito

Meglio se la cantino prima che sia troppo tardi: Dio salvi la regina ...del pallone. Anche se gli inglesi preferiscono essere chiamati Maestri. Wembley per sentirsi campioni, Wembley per ricordare quell'unico titolo anno 1966, Wembley per celebrare l'euforia di una finale nello stadio di casa. Per raffreddare gli entusiasmi basterebbe ricordare che solo tre volte la squadra di casa ha vinto l'Europeo: Spagna '64, Italia '68, Francia '84. E l'Inghilterra tutta ricorderà quel 1996 guastafeste quando, invece, Wembley incoronò il successo tedesco e i Leoni di sua Maestà non giocarono nemmeno la finale. Il passato richiama tranelli: ripensate alla delusione del Portogallo (2004) contro la Grecia, oppure alla Francia (2016) proprio davanti ai portoghesi. Bisogna andarci piano nel sentire la vittoria in mano. I brasiliani potrebbero far lezione avendo provato ben due volte l'inferno del saltare per aria in casa propria: torniamo al famoso Maracanazo 1950 che fece vittime in ogni senso, e all'imprevedibile 7-1 subito dalla Germania nel mondiale 2014, che fu l'inizio dell'incoronazione tedesca.

Giusto per non dimenticare, aggiungeremmo l'euforia nostra di Italia '90, che portò alle stelle e quasi alle stalle la nazionale di Vicini. Ne sanno qualcosa Mancini e Vialli, che in quella nazionale fecero quasi tappezzeria. Domani a Wembley saranno ancora insieme, riproporranno quel concerto inceppato che tolse la soddisfazione di conquistare una Champions con la Sampdoria. Qui il compito è ancor più impegnativo: c'è una Italia sola contro tutti. Contro una squadra forte, giovane e arrembante, un pubblico accanito, i soliti dubbi che circondano gli arbitri davanti ad una nazionale di casa. E se Vialli abita a Londra e dunque conosce usi e costumi, Mancini che ha allenato il Manchester City è in altro modo preparato sulla materia. C'è modo e modo per mettere tensione agli avversari e Mancio ha scelto i nervi distesi. Anzi: «Dobbiamo avere concentrazione e allegria. Serve solo la pressione giusta cercando di andare a divertirsi. Solo così si vince una finale». Il resto rovesciato sulle spalle altrui. Ovvero: siete i padroni di casa? Dimostratelo. «A Wembley sarà una grande finale, l'Inghilterra ha meritato di essere con noi a giocarsela. Saremo noi a metterli sotto pressione, soprattutto se saremo bravi ad andare in vantaggio».

Giocatela che ti passa, potrebbe essere il refrain del ct che dovrà valersi di leoni contro leoni. Però è vero che la storia lascia chances. L'Italia non se la cava male quando deve far dispetti alle squadre di casa: la Germania del mondiale 2006 ne sa qualcosa, ma pure la Francia che ospitava il mondiale 1938.

Anche allora i giornali scrivevano che la squadra azzurra era incompleta, e che per questioni fisiche avrebbe penato un po'. Silvio Piola tolse a tutti i dubbi, l'Italia si avviò verso semifinale e finale. E il pallone ci ricorda che un autogol è sempre in agguato.

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