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Dopo le pazzie di S. Siro. Eriksen rianima l'Inter

Dai tre pareggi a Lautaro squalificato. Conte si affida al danese per riprendere la corsa

Dopo le pazzie di S. Siro. Eriksen rianima l'Inter

Cinque pareggi nelle ultime 7 partite, gli ultimi 3 più rumorosi perché in sequenza e da rimontati. Le scintille degli istanti finali di Inter-Cagliari, che oggi (e domenica prossima nel derby) tolgono a Conte uno dei suoi uomini più importanti, Lautaro Martinez. Tappabuchi un anno fa, nel mirino del Barcellona oggi: la massima valorizzazione riuscita al valorizzatore Conte. C'è Lukaku, peraltro a gennaio meno brillante del gemello. Resta da capire chi sarà il suo partner d'occasione: l'entusiasmo e la vivacità di Esposito sarebbero da preferire all'esperienza e alla cattiva condizione di Sanchez, ma Conte deciderà poco prima della partita.

La posizione di Eriksen invece non si discute: gioca al posto dell'infortunato Sensi (ahi, ci risiamo) e come Sensi libero di inserirsi, calciare, possibilmente segnare (col Cagliari, l'ex Sassuolo ha avuto e sbagliato 3 palle-gol). C'è Brozovic, ma solo in panchina, ci sono gli altri nuovi Moses e Young, con Barella nell'inedito ruolo di direttore d'orchestra. Torna a casa Samir Handanovic, nato poco oltre il confine e arrivato in Italia ormai 16 anni fa (ne compirà 36 a luglio), proprio a Udine. Da un anno (13 febbraio), un tweet ha promosso Handanovic capitano dell'Inter e il portierone nerazzurro, taciturno ma concreto, dimostra ogni volta di più di meritare la fascia al braccio. Suo l'intervento chiarificatore post Cagliari («abbiamo perso per colpa nostra, non dell'arbitro»), quando invece Conte, dopo le scintille in campo preferì evitare domande scomode e soprattutto risposte pericolose.

Il tecnico nerazzurro spera che la svolta sia arrivata mercoledì, in Coppa Italia. Vincere a Udine è fondamentale (l'unica cosa che conta, direbbero a Torino), perché in chiave scudetto non sempre arriveranno regali come domenica scorsa da Napoli. «Non m'interessa di Juventus e Lazio, guardo solo alla mia squadra. Cercando di migliorarla», chiosa Conte. A conoscerlo un po', non è contento di come è finito il mercato. «L'avevo detto: se vendevamo, entravano giocatori nuovi: così è stato, sono stato onesto, sono stato un buon profeta. Il tempo dimostrerà se siamo attrezzati bene per tutte le competizioni». L'appuntamento è alla prossima puntata, sperando per l'Inter che sia il più distante possibile.

Resta che a mercato chiuso, non è arrivato l'attaccante che Conte voleva e che all'Inter serviva. E non sono dettagli. L'occasione più grande lasciata cadere resta Dzeko, perso in estate per 5 milioni. Per questo, stavolta, l'Inter ha ceduto alle condizioni del Tottenham: voleva Eriksen e l'ha avuto, anche a costo di strapagare un giocatore in scadenza di contratto a giugno. «Dobbiamo essere orgogliosi che ci abbia scelti, perché c'erano tante squadre che lo avrebbero voluto», sottolinea Conte, che prende le distanze da chi (già, chi?!) accosta il danese a Zidane. «No, Zizou aveva altre caratteristiche», e c'è da credergli, avendolo lui accompagnato da vicino nei 5 anni in bianconero.

Ma del resto c'è chi non si stanca di paragonare Lukaku a Weah. Che altro dire, se non che la memoria s'accorcia universalmente?

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