Aveva fatto piangere il Brasile due anni fa, togliendogli l'oro olimpico dal collo. Oribe Peralta Morones era diventato un eroe nazionale nel suo paese, era stato il killer della Nuova Zelanda nello spareggio playoff (suoi cinque dei 9 gol segnati ai «kiwi») e ieri ha ricevuto l'imprimatur, siglando la prima vittoria mondiale del Messico contro un'africana. Ha avuto dunque ragione il ct Herrera a preferirlo al più giovane e quotato - ma meno in forma - «Chicharito» Hernandez, che ha sofferto in panchina per oltre 70' prima di fare la staffetta con la punta del Santos Laguna.
Oscurato Samuel Eto'o, che qui in Brasile gode di un trattamento di favore (nel ritiro ha una suite da 3000 euro a notte, in gran parte pagata dall'attaccante del Chelsea) e oscurato il Camerun meno forte delle ultime edizioni dei Mondiali. Dopo la battaglia per i premi non pagati e il rinvio di 24 ore della partenza per il Brasile, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più. E invece, la squadra di Finke sembra destinata a una scontata eliminazione, dopo la quinta sconfitta di fila nella rassegna iridata. Ben altra impressione ha fatto invece il Messico, arrivato al Mondiale con grandi difficoltà tra ct in uscita e il già citato spareggio: nel debutto ha mostrato gran possesso palla e buona tecnica.
All'Arena Das Dunas di Natal si gioca all'ora di pranzo brasiliana, ma sembra una notturna: pioggia continua e riflettori accesi sin dai primi minuti.
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