Sconfitto ai rigori ma promosso a pieni voti. Ecco il Milan che può tornare dal viaggio in Cina con un mezzo sorriso stampato sulle labbra perché le sfide con Inter e Real Madrid hanno certificato la svolta e lo sbarco nella nuova frontiera calcistica di Sinisa Mihajlovic. «Abbiamo giocato alla pari del Real e per larghi tratti abbiamo dominato la partita» il resoconto entusiasta del tecnico serbo. È un altro Milan, e non solo per merito del mercato che fin qui ha brillato solo con Bacca. Vinto con euro-gol di Mexes il derby, sfiorato il colpaccio col colombiano contro l'armata blanca, respinto da un paio di magnifiche parate del nuovo portiere spagnolo Casilla, sostituto dell'altro quasi omonimo Casillas: questi i fatti separati dalle opinioni. Trofeo deciso allora dagli undici metri: 22 i penalty calciati, due errori (Bacca e Kroos) fino all'epilogo con i portieri chiamati a decidere le sorti. Donnarumma, che è un bimbo, appena 16 anni, si è impappinato nel calciare ma non dovrà farne una tragedia. Due le qualità mostrate dal Milan nei tempi regolamentari: l'aggressivo ed efficace pressing della prima frazione, la velocità negli attacchi della ripresa con un paio di stoccate del colombiano. Altra caratteristica inedita per il Milan dalla pelle dura: la difesa, la famigerata difesa, non ha mai tremato né è andata in crisi pur dinanzi al trio delle meraviglie, Bale-Benzema-Cristiano Ronaldo. I quali non sono ancora al top della salute fisica ma quando dribblano in velocità possono mettere al muro chiunque (ne sa qualcosa proprio l'Inter di Mancini). Ancora una volta Mihajlovic è stato accorto nel comporre il mix di schieramento alternando titolarissimi e comprimari col giusto dosaggio. Solo De Jong, tra i migliori con Montolivo, Bacca e i difensori che si sono alternati in garitta, è rimasto in campo fino ai rigori. A giudicare dalle esibizioni made in Cina (0 gol subiti in 180 minuti), forse Romagnoli è un lusso per questo reparto. Quando Adriano Galliani ha giurato che «se non dovesse arrivare il romanista, resteremmo così» non ha pronunciato una frase ad effetto ma un proposito concordato con l'allenatore. Basterà dare un'occhiata meno distratta alle perfomance di ieri in Cina per capire le ragioni del vice Berlusconi. Da segnalare anche il ritorno di De Sciglio, reduce da una stagione orribile tra infortuni e sfondoni, a una resa accettabile, segno che sta risalendo la china dopo aver toccato il fondo. E pensate in prospettiva, qualora dovesse arrivare Romagnoli davvero, quale quartetto potrebbe allestire il Milan nei prossimi anni: De Sciglio, Rodrigo Ely, Romagnoli e Calabria. Mica male. Già anche Calabria che non si è lasciato mordere dall'emozione nemmeno quando ha calciato (con successo) uno degli 11 rigori.
Ely e Alex non hanno mai sbandato nel primo tempo, Zapata e Mexes sono stati all'altezza nella ripresa e dai guardiani degli argini laterali, De Sciglio e Antonelli, è arrivata la collaborazione necessaria per rendere consistente la trincea.Ci sono anche le ombre, naturalmente ed è il caso di segnalarle subito per evitare equivoci: lunga è la strada che deve portare alla prima con la Fiorentina. Eccole in sequenza: Bertolacci è ancora un pesce fuori d'acqua, Josè Mauri un fante da addestrare, Cerci ha perso un'occasione per mettersi in luce abbagliato dalle percussioni coraggiose di Niang, Luiz Adriano ha offerto un assist delizioso a Bacca, Suso e Honda da tre-quartisti devono ancora trovare i tempi e la posizione giusti. Per finire il Real.
La cura Benitez ha avuto effetti discutibili: si è fatto sorprendere dal pressing milanista, CR7 è apparso eccessivamente nervoso, segno che non è a suo agio in questo nuovo corso. È uno dei tanti vedovi inconsolati di Carlo Ancelotti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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