Perché il Diavolo è lontano dallo scudetto

Numeri super, tifo in estasi per il Milan. Ma il realista Pioli sogna massimo la Champions

Perché il Diavolo è lontano dallo scudetto

Tra il sano realismo di Stefano Pioli («ci sono almeno 3 squadre più attrezzate di noi») e lo spericolato pronostico di Beppe Bergomi («io vedo un Milan da scudetto»), è opportuno scegliere la misura del tecnico parmigiano e non solo per la banale spiegazione che ha conoscenza diretta e approfondita di qualità e limiti del suo gruppo. È vero: i numeri di questo incipit travolgente della nuova stagione rossonera, stanno esercitando un fascino incredibile. Un solo gol al passivo, 9 le reti collezionate, 16 i risultati consecutivi ottenuti in campionato aggiunti ai 4 tra coppa Italia (semifinale con la Juve) e preliminari Europa league fanno, per dirla alla Totò, un totale di 20. E il primato a punteggio pieno guadagnato al culmine delle prime quattro giornate è un risultato assente dai tempi di Fabio Capello allenatore, collezionista di scudetti (4 su 5). Bene: queste sono tutte suggestioni di cui può e deve nutrirsi il tifo e il dibattito. Agli analisti tocca leggere i numeri e interpretarli.

Ibra è il profeta indiscutibile di questo nuovo Milan, recuperato alla sua storia gloriosa: nemmeno il Covid è riuscito a fermarlo. Anzi, per sommo gaudio di Pioli e del gruppo, è stato capace di caricarlo a pallettoni per il derby. Non ha un sostituto eletto in rosa ma solo una potenziale alternativa, Rebic, che sta smaltendo l'infortunio al gomito, capace comunque nel recente passato (contro Roma e Lecce) di rimpiazzarlo alla grande. In difesa, la coppia dei gendarmi centrali Kjaer e Romagnoli, hanno alle spalle l'apprendista Gabbia (adesso bloccato dal virus) e Duarte, sulla cui utilità è lecito esprimere più di una perplessità. A centrocampo inoltre l'altra coppia perfetta (Kessiè-Bennacer) ha a disposizione un ricambio eccellente, Tonali, e poco altro perché Krunic, ancora una volta, ha fallito la prova di maturità svolta nella parte finale del derby.

Ecco allora il punto: Pioli non dispone né dei lussi di Conte in panchina e nemmeno della varietà di soluzioni vantata da Gattuso. Anzi deve affrontare il calendario dell'Europa league che lo costringerà spesso a scelte rischiose. Ecco: saranno queste a colmare le eventuali lacune e a descrivere meglio i margini di miglioramento del gruppo tra i più giovani del torneo. Perché tutto dipenderà dal rendimento di alcune pedine appena arrivate a Milanello, come Dalot, Brahim Diaz, Hauge di cui sappiamo poco, come lo stesso Leao a cui Boban in tempi non sospetti e adesso Ibra, hanno pronosticato un futuro fantastico se cambierà testa e atteggiamento indolente fin qui tradito.

La conclusione è una sola: il futuro di questo Milan capolista può diventare ancora più elettrizzante se il mosaico costruito da Maldini e Massara dovesse essere completato nei prossimi mesi.

Gli obiettivi da centrare sono noti: 1) il rinnovo dei contratti di Ibra più Donnarumma, Chalanoglu e Romagnoli; 2) rimodellare la rosa sul mercato di gennaio con uno o due ritocchi di qualità che migliorino la cifra tecnica collettiva.

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