Il partito degli scettici in casa Lazio continua a perdere adepti. Merito del campo dove la squadra di Petkovic centra la terza vittoria consecutiva in tre partite ed eguaglia l'allenatore biancoceleste Tommaso Maestrelli nell'anno post scudetto (stagione 1974-75). Se le statistiche dicono qualcosa - nemmeno Zeman, Mancini e Delio Rossi erano riusciti a imitare il «Maestro» - i tifosi laziali potranno davvero divertirsi. Vince e convince la Lazio che si «mangia» il Chievo all'ora di pranzo - è il sesto successo di fila al Bentegodi, campo ormai amico - e dimostra di avere quella fame evocata dal tecnico di Sarajevo alla vigilia.
Il «dottor» Petkovic sembra aver disegnato un collettivo compatto dove tutti interpretano il loro compito al meglio. E dove i fuoriclasse illuminano la scena, in particolare Hernanes, il «Profeta» della squadra. La nuova posizione studiata per lui dall'allenatore lo fa essere più nel vivo del gioco e ieri il suo show ha indirizzato la partita: due gol, l'azione che ha portato in gol Klose - terzo centro anche per il tedesco «sempreverde» - e una serie di giocate da appalusi. «In effetti realizzare una doppietta è per me strano, non sono uno che segna tanti gol - dice l'argentino -. Ma il merito di questa vittoria è di tutto il gruppo, il Chievo ci ha reso la vita difficile, ma questa Lazio è stata superiore».
Dedica inevitabile dell'argentino al terzo figlio in arrivo. E come un figlio, il vulcanico patron Lotito si coccola la sua creatura e inizia a togliersi i primi sassolini dalla scarpa. «Quando sono arrivato alla Lazio c'era la diaspora, scappavano tutti, oggi invece tutti vogliono rimanere qui - la frase a effetto del presidente -. Quindi vuol dire che viene considerata una società affidabile, che paga puntualmente e che ha in testa un progetto di crescita e lo stanno dimostrando, non solo i risultati, ma quello che viene fatto». Poi l'inevitabile precisazione dal sapore di derby: «La Lazio è la prima squadra della Capitale, lo conferma un fatto concreto, è del 1900 e il suo simbolo è il Colosseo. Non ci dimentichiamo poi che siamo stati l'unica squadra a battere in una finale l'Inter di Mourinho, che quell'anno vinse tutto...».
Il primato della squadra di Petkovic sorprende solo in parte, la Lazio non pare un'intrusa tra le big. È una squadra moderna nel modo di attaccare, con il gran movimento del centroboa Klose e il lavoro dei centrocampisti, e molto solida dietro. Tanto che ieri il primo gol stagionale incassato su rigore (ingenuo il fallo di Biava) avrà fatto arrabbiare il tecnico.
Petkovic non è abituato a guardare numeri e statistiche (se non quelle del suo collaboratore Jesse Fioranelli) e vuole continua a viaggiare a fari spenti, consapevole comunque che la squadra lo sta seguendo alla lettera e che pian piano sta facendo scemare lo scetticismo iniziale della piazza. «Sicuramente con la vittoria aumenta il rispetto, ma anche l'obbligo di fare meglio e crescere. Non dobbiamo fermarci qui». Se lo augurano anche i tifosi biancocelesti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.