Milan e Pioli cercano stasera il primo timbro autorevole alla stagione appena cominciata. Fin qui i due squilli, tra Bologna in viaggio e Torino a San Siro, sono stati sufficienti per destare l'attenzione collettiva, ingigantire le attese e di conseguenza anche le ambizioni del club che non ha badato né a spendere il ricavato dalla cessione di Tonali (più il budget annuale) sul mercato e nemmeno a rivoluzionare la rosa, lasciando però qualche traccia di fragilità difensiva, vecchia e nuova, oscurate dai risultati e dai 6 punti collezionati. Ma stasera, nell'Olimpico stracolmo, con la lukakumania delle ultime ore, sarà una prova ancora più impegnativa, probabilmente il test più autorevole prima della sosta nazionali al cospetto di un rivale mai domato nel torneo precedente (due pareggi), conferma pubblica che Mourinho è capace di diabolici piani tattici per imbrigliare il vecchio Milan che nel frattempo ha idee diverse e propositi scolpiti dalle parole di Pioli. «Noi vogliamo giocare un certo tipo di calcio sempre cercando di limitare al massimo gli errori. Perciò bisognerà essere attenti e precisi, fare la partita e non subirla» le raccomandazioni passate al gruppo partito ieri sera nelle ore del sorteggio europeo di Champions league. Al terzo appuntamento consecutivo, lo schieramento del Milan non cambia, per convinzione e perché nel frattempo gli ultimi arrivati dal sontuoso mercato stanno completando il necessario apprendistato. Decisione quest'ultima che conferma indirettamente il proposito di puntare su Krunic schermo davanti alla difesa, nonostante qualche ricca proposta francese arrivata in evidente e sospetto ritardo.
Poi c'è la Roma col suo cantiere aperto ma accreditata dallo stesso Pioli «di numeri importanti nelle prime due partite a dispetto del punto guadagnato in classifica», sospinta dall'effetto scontato di Lukaku e dalle news sul conto della salute di Dybala. «Con o senza Dybala e Lukaku, la Roma è forte, organizzata, molto fisica, pericolosa, concede poco ed è forte sulle palle inattive. Dobbiamo perciò essere preparati. Romelu è un acquisto importante sulla carta, poi vedremo cosa dirà il campo»: la filosofia di Pioli è questa ed è probabilmente anche la spiegazione, indiretta, alla scelta di non puntare sul belga nella ricerca di un centravanti da affiancare a Giroud. Sul tema la spiegazione può essere duplice: 1) non turbare la leadership di Giroud; 2) non alterare l'impianto di gioco che andava modificato per assecondare le caratteristiche dell'ex interista.
Di sicuro è questo uno dei motivi per i quali Pioli è sembrato ieri disinteressarsi del mercato a parole - predicando invece positività e flessibilità che sono poi le due qualità reclamate dall'ultimo Milan che ha cambiato tanto, quasi una rosa intera tra uscite ed entrate. «Ho come l'impressione che ai nuovi piaccia il nostro stile di gioco» è l'osservazione finale di Pioli. Ma stasera piacere alla gente che piace non basterà.
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