Pioli contro Gasp, sfida del "così-così"
24 Luglio 2020 - 08:19La rivincita di due allenatori mai ritenuti davvero grandi, ma ora...
«Siamo un altro Milan» garantisce Stefano Pioli. Lo ripete in modo quasi ossessivo perché brucia ancora, sulla pelle del suo gruppo, quel 5 a 0 incassato a Bergamo a fine 2019 e che rappresentò il punto più basso della sua gestione. Poi Gazidis contattò Rangnick, arrivarono Ibra e Kjaer e accaddero un bel po' di cose fino alla svolta di martedì notte, settimo successo sul Sassuolo e annuncio della conferma di Pioli. L'Atalanta invece è sempre la stessa e adesso, in vista dello striscione d'arrivo, trova particolare eccitazione nel confezionare due record storici: il secondo posto in classifica, alla faccia di Conte e dell'Inter («per noi non è essere primi dei perdenti», la puntura di Gasp), e centrare i 100 gol fatti. Per ottenere il primo servono 7 punti, per toccare il secondo 5 sigilli. Si fa presto a dire siamo un altro Milan specie se si prende atto che manca mezza difesa, con Romagnoli e Theo fuori, Kjaer acciaccato e Conti idem. Eppure c'è una curiosa affinità tra i due tecnici inseguiti da un'etichetta scomoda e anche ingenerosa.
Già perché per via di quel passaggio brevissimo e sfortunato ad Appiano Gentile, Gasperson si ritrovò sulle spalle il cartello di non adatto al top club mentre invece il lavoro svolto a Genova, Palermo e Crotone segnalava qualità che i morattiani non ebbero né tempo né voglia di aspettare. Identico destino quello di Stefano Pioli protagonista di risultati eccellenti alla Lazio, a Firenze, a Bologna prima d'essere impallinato dagli interisti che lo avevano accolto con il titolo di traghettatore. «Se un tecnico arriva in un club per salvarlo e riesce nell'impresa è da considerare un vincente» la frase con cui il parmigiano si il libera di tutte queste cianfrusaglie del calcio italiano per godersi il rinnovo milanista che è una sorta d'ingresso nel circolo dei tecnici di successo.
Gasp è seduto al tavolo da tempo, da quando ha fatto meraviglie con l'Atalanta. È vero: i due sono diversi nella comunicazione e nel carattere. Uno, Gasp, è capace di urla belluine e di intemerate delle quali non si pente, come l'ultima sceneggiata alla panchina bolognes, l'altro Pioli sembra invece dotato di nervi d'acciaio. Come si fa a resistere, pacifico mentre Rangnick parla del suo Milan, della sua panchina e del suo mercato? Lui resiste come reduce da una seduta di meditazione zen. Identica reazione se Ibra mal sopporta una sostituzione.
Adesso si contendono una serata di rivincite improbabili e di passione europea perché dietro il Milan e il secondo posto, per la Dea c'è sempre Lisbona e la Champions.
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