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Pioli e il patrimonio che il Milan deve tenere

Numeri rossoneri da primato dopo la ripresa anche se il tecnico è già alla porta

Pioli e il patrimonio che il Milan deve tenere

Tema: come non buttare nel cestino del campionato questo promettente segmento di torneo post Covid scandito da una cavalcata quasi trionfale (14 punti in 6 partite) dei maldiniani, qui intesi come gli esponenti discussi e messi da parte della gestione tecnica della scorsa estate finita a brandelli tra divorzi (Boban) e cambio di programmi (arrivo di Rangnick). Non tutti sono d'accordo sullo svolgimento. Basta, per didascalia estrema, prendere le opinioni di due osservatori esterni, tipo Luciano Moggi e Fabio Capello, per dare conto del dibattito che sta logorando il mondo Milan. «Io terrei il primo» suggerisce il primo. «Perdi un anno con Rangnick» sentenzia il secondo che conosce meglio di tutti le dinamiche rossonere.

Succede lo stesso sui social e tra addetti ai lavori che pure devono valorizzare quel che di virtuoso sta accadendo a Milanello. Dove, simbolicamente dopo il famoso incontro-scontro tra Ibra e Gazidis prima della semifinale di coppa Italia con la Juve, c'è stata una magica composizione del gruppo, grazie alle stesse motivazioni. Dimostrare cioè dentro e fuori dal pianeta Milan che ci sono energie positive e risorse tecniche apprezzabili anche in questo gruppo, oltre che nello staff di Pioli, sottostimato sin dal giorno del suo arrivo a Carnago dopo il rifiuto (il famoso intoppo fortunato) di Spalletti. È la sindrome scattata ai tempi dei due mondiali azzurri.

Il primo suggerimento è quello di cogliere dalla resa più che soddisfacente di alcuni esponenti dal destino incerto (Kjaer, Rebic) la spinta a definire i loro rispettivi contratti. Il secondo, molto più calcistico e meno finanziario, è il sistema di gioco, faticosamente allestito da Pioli dopo vari tentativi, qualche aggiustamento avvenuto col mercato di gennaio (fuori Suso che imponeva il 4-3-3) che sta valorizzando una coppia inedita di grande rendimento e di eccellente intesa (Bennacer-Kessiè) a centrocampo. Il terzo requisito da non disperdere è quello relativo al giusto mix tra giovani promesse e collaudati calciatori, reclamato già da Gattuso prima di separare il proprio futuro da quello del Milan a causa dei dissapori con Leonardo (e Maldini) riferiti alla qualità del suo calcio.

Si può anche decidere, per incompatibilità di carattere e le conseguenze del famoso duello rusticano di Milanello, di tagliare i ponti con Ibra ma non si può e non si deve immaginare che un gruppo soltanto di debuttanti possa indossare la maglia storica del club senza pagare un dazio pesantissimo.

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