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Pioli e lo stile Ancelotti: avanti con calma e cuore

Nervi saldi e toni bassi, il tecnico sulla scia di Carletto. Società, gli americani di RedBird superano gli arabi

Pioli e lo stile Ancelotti: avanti con calma e cuore

Milano - C'è qualcosa di leggero in questo Milan tornato dietro l'Inter in classifica e che viaggia verso la prossima stazione, Verona, che evoca tristi presagi. «Non siamo né ansiosi, né agitati, né frenetici ma felici di essere qui» è la sintesi che Stefano Pioli offre alla platea dei cronisti per descriverne gli umori settimanali del gruppo. Che non possono essere inquinati dai fatali precedenti né dai giudizi velenosi e nemmeno dalla stessa convinzione di Tudor («il Milan ha la rosa da 3°, 4° posto») condivisa peraltro da molti addetti ai lavori e non certo irrispettosa. Anzi. «Siamo abituati ai pronostici da sfavoriti» è la replica giudiziosa di Pioli che sembra specchiarsi molto nelle movenze di Carlo Ancelotti («una leggenda, uno che parla più al cuore e alla testa dei suoi giocatori») evocato per segnalare la virtù del Real Madrid, capace di rovesciare il destino Champions in pochi minuti, grazie alla fede nei propri mezzi. È il riferimento per quest'ultimo tratto di strada.

«Se criticano Carlo, allora è concesso tutto» la chiosa serafica. Destinata probabilmente a chi ha definito nei giorni scorsi il Milan «migliore tra i peggiori». A questo clima di autentica serenità, Pioli contribuisce con un paio di risposte che tendono ad allontanare ogni nuvola dal cielo di questa ennesima domenica di passione calcistica. «Venerdì sera non ho visto Inter-Empoli ma rivisto il nostro allenamento e a seguire la partita di tennis, un fenomeno Alcaraz» è la prima. Tende ad allontanare ogni dipendenza psicologica dal 4 a 2 sull'Empoli. «Concentriamoci su quello che possiamo fare noi, altre scelte le rispetteremo» la seconda centrata sugli arbitri e sul ritardo in particolare dei rigori a favore. Mancano ai rossoneri dal 17 gennaio, quasi 4 mesi. «Noi dobbiamo fare 7 punti per fare qualcosa di straordinario, dovremo essere non solo bravi ma migliori» è la conclusione perfetta.

Identico è il clima che attraversa gli uffici londinesi di Elliott dove sono diventati due gli acquirenti del club rossonero con una nemmeno nascosta preferenza per l'ultimo arrivato. Si tratta degli americani di RedBird i quali gestiscono un patrimonio da 6 miliardi (a breve saliranno a 11), sono affiancati da co-investitori che moltiplicano le loro risorse e soprattutto - dettaglio decisivo - non caricherebbero parte dell'operazione sulle spalle del club (con bond a debito) come prospettato da Investcorp. Nel calcio quelli di RedBird sono già entrati in Francia (Tolose) e in Premier (azionariato Liverpool) dove si sono segnalati per l'analisi di dati. Hanno messo a punto una tecnologia per analizzare le prestazioni dei calciatori.

Questi dettagli spiegherebbero il parere favorevole di Elliott a dispetto dell'offerta (1 miliardo), 180 milioni inferiore a quella araba di Investcorp che nel frattempo ha fatto scadere l'esclusiva senza sottoscrivere la proposta vincolante.

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