Gioiellini usciti da poco dal vivaio, ragazzi di belle speranze piazzati sul mercato del calcio a prezzi da campioni affermati; o onesti lavoratori del pallone, gregari di carriera venduti come se fossero in odore di Nazionale. Per almeno due anni, secondo la Procura di Milano, l'Inter ha usato questo sistema per abbellire i bilanci malfermi dell'epoca a cavallo tra l'epoca Thohir e la gestione Zhang. E per questo il club ambrosiano si trova ora, in un momento cruciale del campionato, investito da una rogna giudiziaria assai simile a quella che un mese fa è piombata sulla Juventus. Anche in casa nerazzurra, come nel club bianconero, il metodo era sempre quello: inserire a bilancio plusvalenze fittizie, gonfiando artificiosamente i valori dei calciatori oggetto di scambi «a specchio», in modo da abbellire i dati trasmessi per l'iscrizione ai campionati. Tra le operazioni più vistose avvenute negli scorsi anni, a quanto si è appreso, c'è l'andirivieni quasi frenetico di giocatori con il Genoa: il centravanti Andrea Pinamonti e il portiere Ionut Radu che vanno e vengono crescendo sempre di prezzo e senza mai vedere il campo di serie A; e così pure l'attaccante Eddy Salcedo, l'esterno Federico Valietti, il difensore Nicholas Rizzo.
L'indagine della Procura di Milano esce allo scoperto ieri quando la Guardia di finanza va a bussare alla sede interista - e in contemporanea a quella della Lega - e si fa consegnare i documenti relativi ad una decina di passaggi di cartellini avvenuti negli anni scorsi. A differenza che nel caso Juve, qui non ci sono di mezzo grandi nomi. L'altra differenza è che l'inchiesta è per ora a carico di ignoti: ma il reato ipotizzato è falso in bilancio, ed è inevitabile che nel mirino finisca dunque chi ha firmato i bilanci sotto accusa: a partire dagli amministratori delegati Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta, per arrivare a chi cooperò con loro.
«I bilanci sono stati redatti nel rispetto più rigoroso dei principi contabili», fa sapere ieri l'Inter, sottolineando che nessun dirigente è indagato e che siamo ancora nella fase delle «indagini preliminari». Ma è significativo il fatto che dagli ambienti giudiziari trapeli che accertamenti preliminari, già prima dell'esplosione del caso plusvalenze a Torino, sono stati compiuti anche sul Milan, dove non sono emerse «criticità»: a differenza evidentemente che in casa Inter, dove le «criticità» assommerebbero a circa 100 milioni spalmati sui due anni; e dove l'inchiesta giudiziaria arriva a ridosso della vivace polemica che sta agitando, proprio sul tema della regolarità dei bilanci, i rapporti tra Inter e Fiorentina, con il manager viola Joe Barone che accusa in diretta Marotta di fare campagna acquisti con i soldi «risparmiati» sul fisco.
Inevitabile chiedersi se e quali conseguenze la scoperta di effettivi falsi in bilancio potrebbe avere sulla classifica interista. Le violazioni al sistema delle licenze nazionali, che regola la partecipazione ai campionati, sono in genere punite piuttosto blandamente.
Ma se si accerta che il bilancio prima del trucco avrebbe reso impossibile l'iscrizione del club milanese alla serie A, le conseguenze potrebbero essere più pesanti. Soprattutto se a venire tratta in inganno è stata anche la Covisoc, la commissione federale che si occupa della regolarità dei bilanci.
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