Delio Rossi amareggiato, Stramaccioni rammaricato, spettacolo poco, tiri in porta ancora meno, zero a zero strasacrosanto.
Un passo indietro, non lo diciamo noi, lo commenta Andrea Stramaccioni ripensando a quanto ha appena visto: «Eppure Alvarez e Zarate...». È una difesa d’ufficio, per pudore non menziona Forlan. Incalzato nuovamente non può scansarsi: «Forlan? Pensavo fosse la scelta giusta. Poteva fare di più, ma anche tutti noi si poteva fare di più». Al giovane il coraggio non è mancato, ha schierato Alvarez, Forlan e Zarate alle spalle di Milito, lasciando in mezzo Cambiasso e Poli che hanno lavorato come muli per garantire un minimo di copertura alla difesa. Ma davanti tutta questa presenza non si è notata, primo tiro in porta di Forlan, si fa per dire, poi al 21’ della ripresa Alvarez da distanza siderale, un rasoterra malinconico, lento e centrale che Boruc poteva stoppare con la suola. E dietro, anche con una Fiorentina senza una vera punta centrale, sempre situazioni emozionanti e complicate, fino al calcio di rigore a venti minuti dal termine che Julio Cesar ha sventato salvando l’imbattibilità di Stramaccioni.
L’idea è stata quella di grandi manovre per preparare l’ingresso di Wesley Sneijder. I tre dietro a Milito non sono mai riusciti a saltare secco l’uomo, ce l’ha fatta a volte Zarate ma si sa com’è: dribbla il primo, poi il secondo o il terzo gli ciucciano il pallone, lui si dispera e scatta il contropiede degli avversari. Nell’unica azione ficcante dell’argentino, a metà del primo tempo su invito di Forlan, Maurito è entrato in area palla al piede ed è riuscito a calciare fuori, con l’uruguaiano che attendeva lo scambio ben piazzato a pochi passi dalla porta. Questo è Zarate, comunque più vivo di Alvarez che sembra conoscere un solo calcio: partenza palla al piede in orizzontale che a volte si prolunga in un viaggio all’infinito senza una meta. Anche lui poco movimento senza palla, indipendentemente dagli ordini di Stramaccioni che gli ha chiesto di rimanere largo. Su tutti però ancora una volta ha svettato Forlan, incartato dall’inizio alla fine che per lui è coincisa con il 9’ della ripresa quando ha lasciato il campo a Sneijder, il secondo grande ritorno dopo quello di Douglas Maicon. Ma L’Inter non è cambiata, nessuno che la giochi di prima intenzione, almeno due tocchi per fare quello che si potrebbe fare subito, solo Cambiasso continua imperterrito a fare da sponda e quindi accelerare il gioco. Lenta, prevedibile e soprattutto spenta, l’Inter è rimasta a galla grazie alla prodezza di Julio Cesar che si è disteso alla sua destra deviando in angolo il tiro dagli undici metri di Ljajic per fallo in area del portiere su Lazzari sfuggito a Lucio. Il rigore c’è, anche se il brasiliano non muove le braccia in direzione delle gambe del serbo, non il cartellino rosso che invoca Delio Rossi. Comunque di dieci rigori subiti in stagione dall’Inter, Valeri gliene ha fischiati cinque.
La Fiorentina ha giocato un’ottima gara, senza Amauri, Vargas e Jovetic e con Montolivo in panchina. In realtà dietro gioca a cinque, come tutte le formazioni che spacciano i loro tre centrali come unici difensori puri. Ma Camporese, Natali e Nastasic uno più bravo dell’altro, Milito strozzato, mai una palla decente e quella girata al volo di sinistro che il Principe riesce a scaricare a tre minuti dalla termine è da registrare come somma prodezza. Davanti Cerci e Ljajic hanno giocato forse la miglior gara del loro campionato, hanno stressato Lucio e Chivu, al punto che pur avendo fallito il rigore, il serbo al momento della sostituzione è uscito fra gli applausi. Se si aggiunge Behrami in campo grazie a degli antidolorifici, si intuisce la prodezza di Delio Rossi che al termine pretendeva i tre punti come risarcimento alla prestazione. Non esageriamo, la Fiorentina nel secondo tempo è sparita, ha cercato la porta con lanci dalla propria metà campo che funzionavano solo per le incertezze difensive dell’Inter che ha perso prima Zanetti e poi Chivu per infortunio, con un reale rischio emergenza per Udine nonostante il probabile recupero miracoloso di Samuel. Un fastidio al retto femorale sinistro ha costretto il capitano a rimanere negli spogliatoi, il romeno ha lasciato a dieci dal fischio con un ginocchio gonfio come un tamburo. E sul cambio con Ranocchia, un frame di questa stagione: c’era già pronto per l’ingresso Pazzini quando hanno avvertito Stramaccioni del problema di Chivu.
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