Pogacar, bis iridato. A Kigali aggiorna la sua collezione

Irriso da Evenepoel nella crono, ottiene la rivincita sul rivale "tradito" dalla bici

Pogacar, bis iridato. A Kigali aggiorna la sua collezione
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C'è chi ama vincere e chi gode nel batterti. Sembra la stessa cosa, ma non lo è. Tadej Pogacar ama vincere, anche se quando perde lo fa con il sorriso sulle labbra, come quando una settimana fa nella crono iridata è stato irriso da Evenepoel, che non solo l'ha raggiunto, ma l'ha anche superato. Remco è uomo che ama batterti, restituirti pan per focaccia: piuttosto che farti vincere faccio vincere un altro.

Ieri Tadej ha replicato quanto fece un anno fa, sul circuito iridato di Zurigo: scatena l'inferno quando al traguardo mancano 105 chilometri e poi, rimasto solo con il messicano Isaac Del Toro, prosegue tutto da solo per sessantasei chilometri. Evenepoel dopo aver perso la ruota di Tadej, perde la testa: la sua bicicletta ha dei problemi. C'è tutto il tempo per cambiarla e per rimediare: non sarà così.

Lo schema Zurigo funziona benissimo anche a Kigali (Ruanda). Un bis clamoroso. L'ennesimo capolavoro di un ragazzo che a 27 anni appena compiuti aggiorna di settimana in settimana il suo guardaroba, stipandolo di trofei e maglie: in questa stagione aveva già vinto la terza Strade Bianche, il secondo Fiandre, la terza Liegi e il quarto Tour e ora si appresta a dare l'assalto al quinto Lombardia in fila. Nel frattempo, domenica prossima, punterà anche alla maglia stellata di campione d'Europa, così, per onorare il ciclismo e non farsi mancare nulla, perché se Merckx era il Cannibale, lui vuole passare ai posteri come il collezionista. "Speravo si formasse un gruppetto, invece siamo rimasti in due (Isaac Del Toro, ndc) e ho rivissuto la situazione dell'anno prima racconta il campione del mondo nella prima sfida iridata africana -. Non è stato facile, ma ho la gioia e la consapevolezza di avere fatto qualcosa di importante".

Perde Evenepoel, che dimostra di avere una grande gamba e una testa troppo vulnerabile.

Insegue per oltre centosessanta chilometri, come del resto molte altre nazionali, tra queste anche la prima Italia del neo ct Marco Villa, che accompagna Ciccone al sesto posto: "Ho perso 15 anni di vita, non ho mai fatto così tanta fatica, ma di una cosa sono certo: ho dato tutto me stesso". E non è poco.

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