Il capitano, salvo ripensamenti, ha giocato ieri sera la sua ultima Juventus-Inter. Il suo vice forse no. Tradotto: Giorgio Chiellini arriverà fino a fine stagione e poi saluterà la Signora e forse anche il calcio giocato, se non si farà attrarre da un'avventura negli States. Nel frattempo ha toccato quota 553 presenze in bianconero, superando Scirea e issandosi al terzo posto nelle presenze all time: avrebbe voluto proseguire un'altra stagione per arrivare al Mondiale poi le cose sono andate come tutti sanno e allora tanto vale non insistere. Ieri sera ha fatto il suo, come sempre: grinta infinita, piedi un po' così, ma anche una traversa colpita in mischia e il desiderio di buttarsi nella mischia sempre. E poi c'è il suo vice. Paulo Dybala, messo alla porta nei giorni scorsi «con una scelta condivisa», come hanno ribadito nelle ultime quarantott'ore prima Allegri e poi il vice presidente Pavel Nedved. Titolare ieri sera: tridente pesante, la Joya libero di creare in attacco e con un occhio a Brozovic in fase di non possesso. Dybala con i calzettoni non tirati su del tutto ma nemmeno alla caviglia: una via di mezzo che era quasi un manifesto di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Allegri lo ha lasciato in campo fino all'ultimo, confidando in un'invenzione che non è arrivata: due conclusioni nella prima mezzora, la prima delle quali da trenta metri abbondanti terminata alta sulla traversa ma con un'idea da fuoriclasse. Una di quelle pensate capaci di fare innamorare il pubblico e non solo.
Avrà probabilmente apprezzato anche Marotta: «Non c'è solo lui», ha detto ieri sera l'ad nerazzurro. Prima di tirare un sospiro di sollievo quando l'attuale numero dieci della Juve ha calciato alto una punizione dalla sua posizione preferita.
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