Prima la festa azzurra sul campo di Quarto, tornato alla legalità, per ribadire che «la camorra non vale niente»: un'altra giornata particolare dopo quelle di Rizziconi o della visita ad Auschwitz, passando per l'incontro con i detenuti di Sollicciano o con i terremotati di Medolla. Poi l'approdo al San Paolo dove stasera si chiuderà l'avventura dell'Italia nel girone di qualificazione. Il tutto mentre Balotelli, l'azzurro più acclamato insieme al padrone di casa Insigne dai mille tifosi accorsi nell'impianto della società sequestrata ai boss e affidata a un comitato di cittadini, continua a far parlare di sè. SuperMario sta salendo sull'autobus che porterà gli azzurri a Quarto quando arriva la bacchettata del presidente federale Abete («nella comunicazione serve più cautela, è stato commesso un errore») in riferimento al tweet domenicale dell'attaccante che replicava a chi lo voleva un simbolo anticamorra. Abete poi spezzerà una lancia per il milanista: «I veri simboli anticamorra sono le persone che ci hanno speso una vita, Balotelli è un ragazzo di 23 anni che deve crescere, ma su di lui c'è troppa pressione mediatica».
Il coro dei bambini «Mario, Mario» sulle tribune del «Giarrusso» toglie un po' dell'imbarazzo per lo scomodo cinguettio. Tra sorrisi, foto ricordo con i colleghi dilettanti della Nuova Quarto, la partitella con qualche tocco raffinato e una corsa rapida nello spogliatoio, dove a fine allenamento Balotelli si infila per primo, il centravanti vive la sua giornata di impegno civile come uno dei 28 azzurri. E prima dell'allenamento serale nel quale Prandelli lo testa non fra i possibili titolari, il ct dice la sua sulla vicenda: «In questi giorni su Balotelli ci sono state molte esagerazioni, anche se lui alle volte se le cerca. Il mio rapporto con Mario? Chiamatelo paterno o fraterno, ci vuole sentimento. Diciamo grande amore e grandi incazzature: a volte dà grande soddisfazione, altre ti fa arrabbiare».
Fisicamente è a posto e sta pure superando le inquietudini di questi giorni. Ma contro l'Armenia Mario dovrebbe restare in panchina, mentre all'Osvaldo in grande spolvero sarà concesso il bis dopo il bel gol segnato in Danimarca. Agli azzurri serve una vittoria per la sicurezza di un posto tra le teste di serie nel sorteggio del 6 dicembre, ma potrebbe bastare anche un pareggio se Colombia, Uruguay, Olanda e Svizzera non vinceranno tutte. Nel rispetto del «manuale Cencelli» legato al campionato che tornerà già venerdì con il big match Roma-Napoli, formazione per nove undicesimi diversa rispetto a Copenaghen. Solo dopo il 90' di Italia-Armenia, potrà iniziare il countdown verso il Brasile tra amichevoli - a novembre con Germania e Nigeria - e uno stage ad aprile. Quando il futuro di Prandelli lontano dalla Nazionale sarà già chiarito.
Intanto il ct chiude definitivamente le porte a Cassano (già sbarrate da tempo per la verità) dopo l'ultimo attacco frontale: «Antonio dice che convoco tutti tranne lui e non capisce perchè? Non rispondo, bisognerebbe fare un discorso e non una battuta e dico questo per rispetto di Antonio. Abbiamo vissuto giorni pieni di polemiche, evidentemente il Mondiale è cominciato in anticipo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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