Prego, quella è la porta Ecco perché Leo non è un vero traditore

Non è Higuain che andò «a letto» con la Signora Società stanca di lui. È un divorzio consensuale

Prego, quella è la porta Ecco perché Leo non è un vero traditore

Non risulta, al momento, che Andrea Agnelli sia sconfortato dalla partenza di Leonardo Bonucci. Prosegue le vacanze e rientrerà in tempo utile per altre operazioni di mercato. Non risulta che nemmeno Nedved, Marotta e Paratici siano affranti dopo la cessione del difensore al Milan. Risulta invece che una fetta, non grande, del popolo bianconero si senta tradita, così come era accaduto un anno fa a quelli napoletani, dopo la grande fuga di Gonzalo Higuain. Beh, in verità, quello fu un pugno in faccia vero, l'argentino che va a letto con la rivale di sempre, materiale da sceneggiata, impossibile il perdono. Così fu, così è stato. Higuain traditore e basta.

Ma tra Juventus e Bonucci non c'è una storia di corna. L'amore era finito da tempo, anzi la situazione era diventata insopportabile. Lo era per il club, arreso e passivo difronte a certe formule di comunicazione social scelte del calciatore e della moglie. Dunque si è trattato di separazione consensuale, un divorzio cercato e maturato. Non è stato Allegri il boia. Potrei aggiungere che già Antonio Conte aveva pensato alla cessione del difensore ma, al di là delle consuete voci di mercato, la Juventus non ricevette mai, al tempo, una sola vera offerta. Molti tecnici, con Guardiola in testa, hanno di recente celebrato le qualità indiscutibili del ragazzo ma mai nessun club è passato dalle parole ai fatti, a una trattativa seria. Poi l'ipotesi Milan è stata trasformata in tesi, sostanza e non chiacchiera, impegni e non promesse. In assenza di clausola rescissoria le parti si sono incontrate e hanno trovato l'accordo. Così è accaduto che l'uscita da casa Juventus di Bonucci non abbia provocato adunate sediziose e strilli contro la proprietà, mentre i soliti idioti e codardi si sono scatenati sui siti, con una violenza e una bassezza morale che ha coinvolto anche il figlio di Bonucci, a conferma del livello cui è arrivata la discarica dei social. Questo perché il calcio deve fare anche i conti con i tifosi e questi vorrebbero conservare, nel loro album, tutte le figurine, in eterno. Roberto Baggio non avrebbe mai dovuto lasciare Firenze, ma il fatto che avesse scelto, si fa per dire, la nemica, guarda caso sempre la Juventus, provocò l'insurrezione anche se Baggino mai è stato insultato dal popolo viola, già soddisfatto di scaricare la propria rabbia nei confronti della società bianconera. Quando Lentini venne ceduto dal Torino di Borsano al Milan di Berlusconi gli ultras granata presero d'assedio la sede del club, in frantumi tutte le finestre, incendiati i cassonetti, divelte le transenne delle fermate del tram, un poliziotto venne ferito e ricoverato in ospedale, carabinieri, vigili del fuoco intervennero per tenere a bada la folla urlante, lo stesso Lentini venne fatto oggetto di insulti e lancio di monetine. Giuda vero mentre fu traditore a metà Alessandro Nesta che passò al Milan l'ultimo giorno, il 31 di agosto, del 2002. Fu Cragnotti a comunicare al ragazzo la cessione al Milan, soldi necessari per salvare il bilancio del club ma ai tifosi questo interessava poco, la reazione non fu così clamorosa e violenta come era avvenuto sette anni prima, nel giugno del Novantacinque, quando, sempre Cragnotti, annunciò di avere venduto per 25 miliardi di lire Beppe Signori al Parma del suo sodale Tanzi.

Gli Irriducibili della Lazio marciarono verso piazza Barberini, sede degli uffici di Cragnotti, furono momenti di grandissima tensione, i negozianti abbassarono le saracinesche, gli ultras rovesciarono i cassonetti, furono feriti alcuni agenti della polizia, l'assedio fu lungo. Cragnotti fu costretto a cancellare l'accordo, l'affare rientrò. Vinse la piazza, il traditore dovette pentirsi. La storia continua.

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