MilanoLa coppia di scorta. Ci vuole coraggio a definirla così. Eppure è la realtà dei fatti. Fabio Quagliarella e Alessandro Matri sbancano San Siro e regalano il derby d'Italia alla Juventus e soprattutto un altro pezzettino di scudetto. Un gioiello balistico e un assist per Quaglia, un gol da bomber d'area e un velo per Matri. Insieme mettono a segno quindici gol in campionato, uno in più di Vucinic-Giovinco, la coppia titolare. Lo dicono i numeri: 1832 minuti giocati da Quagliarella e Matri, contro i 3615 dei titolarissimi. Le gerarchie di Conte sono dichiarate, ma i due si divertono a smentirle. A suon di gol pesanti. E' anche la rivincita dopo quasi due stagioni a sentire la solita storia: «Gli attaccanti della Juve non segnano. Serve il top-player». Aspettando Llorente e magari un altro big, ecco la top-coppia di scorta che sta contribuendo in maniera determinante al bis scudetto.
Perché funziona, soprattutto insieme. Lo dice Matri ringraziando il compagno per l'assist: «Insieme ci troviamo bene, segniamo spesso in coppia». In questa stagione è la seconda volta che fanno festa insieme, era già successo nella gara di ritorno col Celtic: «Entrambi attacchiamo la profondità, abbiamo movimenti simili anche se lui ha maggior tecnica. Per esempio nel primo gol gli faccio il velo e lui ha il tiro importante. Fosse successo al contrario non so come sarebbe andata
». Gol importanti, ma non pesanti come quelli che hanno piegato l'Inter. Anche se Matri non vuol sentire parlare di scudetto: «Non lo dirò mai, attendo la matematica. E' stato un passo importante, ma mancano otto gare e non dobbiamo mollare». Un po' come la sua stagione, tanti passaggi a vuoto ma sempre sul pezzo. La svolta prima di Natale con due gol sotto l'albero nella rimonta al suo Cagliari. E adesso nell'uovo di Pasqua la rete del successo all'Inter.
Quagliarella, invece, era partito forte. Il gol a Stamford Bridge del 2-2 al Chelsea. Una doppietta al Chievo, una tripletta al Pescara. Volava. Poi in una notte è calato il buio. Proprio a San Siro contro il Milan. Alessio che lo cambia, lui che si nasconde la bocca e si sfoga a muso duro: «Escono sempre quelli». Scivola indietro nelle gerarchie di Conte. Addirittura con la Roma entra Anelka e lui resta in panchina. Lui tiene giù la testa, si parla con insistenza di un suo addio a fine stagione. Non se ne cura e al momento giusto risponde sul campo. Con un tiro dei suoi. «Il gol è frutto del mio istinto racconta -. Ho preso palla, mi son girato e ho visto che ero libero. E' andata all'incrocio e bene, è importante sbloccare subito gare come queste». Poi una corsa liberatoria conclusa con un abbraccio inaspettato, a Nicolas Anelka. «Stavamo parlando prima della partita e mi ha detto che se segnavo sarei dovuto andare da lui rivela Quaglia -. Non dimentichiamoci che chi va in panchina fa un lavoro non indifferente, mi ha fatto piacere rendergli questo omaggio». Anche Matri ha rivelato che il francese era stato buon profeta con lui.
Ora c'è il Bayern alle porte, una notte da sogno. Probabilmente entrambi si accomoderanno in panchina. Conte pensa a una Signora mono-punta, con Marchisio dietro Vucinic.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.