Quando la fame si trasforma nell'uomo in più

Quando la fame si trasforma nell'uomo in più

Roma e Lazio, passa da qui il futuro di Inter e Juventus. D'accordo, è presto, manca il solito mucchio di partite ma questo week end mette le due di testa all'esame parallelo, una specie di masterfootball per Conte e Sarri di fronte a squadre che stanno bene e hanno voglie d'Europa, quella vera, un posto nella prossima champions league. Si registra anche il destino, stavolta non cinico e baro, che avrebbe potuto portare Conte ad allenare la Roma, dopo un colloquio telefonico e altro con Francesco Totti suo ex sodale di maglia azzurra. Poi i cinesi e la voglia di sfidare la Juventus, lo portò a declinare l'offerta e a dirigersi a Milano. Là dove la fame era ed è antica, nove anni di digiuno dopo i trionfi di Mourinho e Moratti, nove anni di invidia e gelosia nei confronti della succitata Juventus che, invece, ha portato via tutto il patrimonio nazionale, mostrando il proprio valore con due finali di champions, proprio dopo la partenza di Conte. In pratica: una cosa è riaccendere l'entusiasmo in un gruppo depresso e Conte lo ha saputo fare a Torino con i bianconeri, in nazionale e poi a Londra con il Chelsea, e un'altra cosa, ben diversa, anzi opposta, è tentare di tenere alta la fame in chi ha la pancia piena dopo gli otto anni di cui sopra. Se poi a cimentarsi in questa impresa è uno come Sarri, non certo con un curriculum strepitoso e maturo come quello di Conte, e, in più con pregiudizi maniacali su alcuni giocatori (Can e Matuidi, a Torino e Kanté a Londra)) e sulla formula tattica difensiva (a 4, mai sia a 3), allora si capiscono certi affanni della Juventus, comunque unica imbattuta d'Europa e, in contemporanea, le euforie dell'Inter che, tuttavia, deve ancora giocarsi la promozione agli ottavi di champions contro il Pallone d'Oro Messi.

Tutto ciò è racchiuso in ventiquattro ore, tra stasera e domani, contro Fonseca che, lentamente, ha studiato e appreso la lezione italiana e Inzaghi che è l'unico ad avere interrotto, con le coppe Italia, l'egemonia juventina in questi otto anni. Roba buona, stadi pieni, eccitazione e, finalmente, un buon calcio. O no?

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