"Quanto è forte Messias... Visto, avevo ragione ed è una grande persona"

Il tecnico che lo ha lanciato a Crotone: "Sinistro fatato, dribbling e corsa. E umanamente super"

"Quanto è forte Messias... Visto, avevo ragione ed è una grande persona"

Le prodezze di Junior Messias stanno permettendo al Milan di inseguire la vetta in Serie A e gli ottavi di Champions League. Il trascinatore che in molti snobbavano (soprattutto mediaticamente...) e invece sta incantando tutti. Tra i pochi che credevano a occhi chiusi nel fantasista brasiliano c'era il suo ex tecnico Serse Cosmi, ovvero l'uomo che l'anno scorso l'ha valorizzato in Serie A col Crotone.

Mister, il carro degli estimatori di Messias sta diventando affollato eppure in molti ridevano quando lei disse che era da top club.

«Non ho bisogno di prendermi delle rivincite verso chi sorrideva. Sono in questo mondo da oltre 30 anni e ne ho allenati tanti di giocatori bravi: Junior è tra i più forti che ho avuto con Milito, Di Natale, Muriel, Cuadrado e Materazzi. Messias lo accomunavo a loro per doti tecniche e valori morali: per questo non ho mai avuto dubbi sul fatto che esplodesse pure a Milano».

Eppure gli scettici erano parecchi...

«Prima di settimana scorsa non aveva mai giocato. Era infortunato e leggevo delle critiche assurde, per fortuna a pensarla come me c'erano anche due grandi dirigenti come Maldini e Massara, che hanno avuto il coraggio di puntare su Messias e ora si godono un grande giocatore. Segnare 3 gol in meno di 300 minuti giocati è tanta roba!».

Finora il brasiliano è stato un jolly offensivo: dove può rendere al massimo?

«Messias ha le capacità per giostrare in diverse posizioni. A Crotone con me giocava mezzala nel 3-5-2 o sotto punta in appoggio a Simy. Per talento e visione di gioco può tranquillamente agire da trequartista o giocare largo a destra come sta facendo ora in rossonero».

Quali sono i punti di forza di Messias?

«Fin dai primi allenamenti mi impressionò la sua completezza. Messias non è solo forte tecnicamente e dotato di un sinistro fatato, ma sa dribblare come pochi e vanta una grande freddezza sotto porta. In più corre come un mediano: a differenza di tanti fantasisti belli da vedere ma fini a se stessi. Umanamente poi è un ragazzo meraviglioso. Ecco perché ero sicuro fosse pronto per una big».

La domanda sorge spontanea: come mai uno come Messias è arrivato in Serie A a 29 anni?

«I motivi sono diversi, nel suo caso ci sono state anche delle problematiche relative al passaporto. In generale però c'è da dire che molte società trascurano le categorie inferiori, dove invece ci sono molti ragazzi di talento. Ci vuole però coraggio per lanciarli: ad esempio a Perugia pescammo Grosso in C2 e Liverani in C1. La carriera che poi hanno fatto la sanno tutti...».

Ha avuto modo di parlarci dopo il boom in rossonero?

«Ci siamo sentiti settimana scorsa al telefono dopo il gol vittoria in Champions. Era molto sereno e convinto dei suoi mezzi, pronto a imporsi anche in rossonero. La sua forza è nella testa. Spero di vederlo domani dopo la partita, visto che sarò a San Siro per Milan-Salernitana».

A proposito: nei granata c'è un altro suo allievo come Simy. Si aspettava le difficoltà che sta attraversando?

«Come Messias paga il fatto di aver saltato la preparazione pre-campionato, ma resta un grandissimo

finalizzatore come dimostrano i 20 gol fatti a Crotone. Anche su di lui non ho dubbi. Ha solo bisogno di una squadra che lo metta in condizione di essere letale in area di rigore: se gioca a 50 metri dalla porta, fa fatica...».

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