Serviva un King maker per mettere lo scudetto nella mano della Juve. E chi se non Arturo King Vidal? Il nome talvolta fa garanzia e segna un destino. Destino (e destinazione) scudetto. Madama ha trovato il suo cavaliere e la degna dama di compagnia: Roma rometta più che mai. Quattro sberle della Juve le hanno rovesciato la faccia e attizzato il pessimo umore del Milan. Vittoria che conta, bella, imponente. Juve intensa e lucida, direbbe l’Arrighetto. Primo obbiettivo raggiunto: è già in Champions, sicura di non dover fare i preliminari. Poi c’è il +3 in classifica.Partita che ti ha tolto subito il gusto del brivido, dell’attesa, dell’emozione.
Ma andatelo a dire agli juventini? In 8 minuti risolto ogni problema, in mezzora tutti a cullarsi sulla nuvoletta delle dolcezze. Occhi languidi e sogni di gloria. Cosa chiedere di più nel giorno in cui il Milan se l’è vista brutta e la Roma poteva diventare un brutto cliente? Ma questo almeno è il calcio che rasserena lo spirito. Calcio che disegna una grande stagione juventina (comunque vada). Non quello visto a Genova e nemmeno quello che ha unito tutti ad iniziopartita: bellaidea,belcolpod’occhioeunacarezzaalcuorevedere i giocatori di Juve e Roma, maglie bianche e maglie rosa alternarsi, abbracciate al centro del campo per ricordare, nel minuto di silenzio, quel povero ragazzo morto sul campo di calcio a Pescara. Eppoi che dire nel vedere seduti sulla panca da una parte Del Piero e dall’altra Totti.Il segno e il senso di un tempo che passa. Dopo tutti i castelli giornalistici costruiti in settimana, eccoli lì a godersi il duello finale come due spettatori non paganti.
E attraverso i loro sguardi si è delineata la storia della partita: sempre più truce il Pupone, sempre più sorridente Alex. Poi ognuno potrà pensare che Totti, in mezzo al campo, avrebbe reso meno fragile la Roma e Del Piero, in attacco, non avrebbe affatto sfigurato, non solo per quella mezzora finale che s’è giocato.Però che dire quando la Juve spinge innescando subito le marce alte e la Roma fa la sbadatella di tante altre partite. Non è un caso che ne abbia perse quattro subendo un poker di gol, e tredici in tutto: in questo caso non proprio un numero da Totocalcio. Tranne per la Juve. Luis Enrique ha imitato qualche suo collega infilando Perrotta sulle tracce di Pirlo. Idea buona, peccato che gli altri si siano dimenticati di giocare con dignitosa grinta sugli altri bianconeri. La Juve non poteva chieder di meglio ed infatti ha sfruttato l’omaggio.Dopo tre minuti,alla prima occasione, anche il primo gol: De Ceglie fa sbarallerare i difensori sulla sinistra prima di ceder palla a Vidal, pronto a incrociare con un devastante sinistro. Il tempo di pensare: soliti ragazzini sventati questi della Roma! E Vucinic ha servito il cileno per proporgli la medesima conclusione e il raddoppio. Un falletto di Quagliarella su De Rossi e render meno limpida la valutazione dell’arbitro, ma poi quella difesa tutta sbandata ha preparato la frittata.
Dieci minuti per capire tutto, anche della partita. Juve a tutto sprint e Roma bambinona o bambinella, tipica da ragazzo spazzola, con gli juventini che presentavano le scarpe e i gol da lucidare. L’idea di rimandare De Rossi stopper in mezzo alla difesa (come capitò per la prima volta nellapartita d’andata) non è stata esaltante. Il modulo proposto da Luis Enrique con Osvaldo e Borini a tener botta in attacco ha raggiunti limiti di approssimazione e inutilità. Per la Juve, macchina ormai rodata e sicura del suo giocare, è stata una passeggiate in autostrada. Quagliarella al posto di Matri solo una chicca voluta da Conte. Vucinic incisivo tranne nel far gol. Marchisio e Vidal scatenati. Non c’è stato nemmen spazio per esaltare i singoli, è bastato l’autentico gioco di squadra. Ed è stato uno sberleffo ad ogni tattica quando Vucinic ha spedito palla a Marchisio per procurarsi il rigore e la conseguente espulsione di Stekelenburg (con i soliti dubbi sulla necessità di espellere).
Poi Cerci si è unito alla lista dei pararigori di giornata, ma la sua difesa ha dormito sulla respinta e Pirlo ha ringraziato aggiungendo il nome ai marcatori di una partita che potrebbe segnare definitivamente la stagione. Mentre Marchisio ha atteso la ripresa per riprovarci, aggiungere la firma calciando dal limite, come un olandese dei tempi di Cruyff.
Certo, una squadra come la Roma, che si fa tagliare così a pezzi nelle linee difensive, è un’aspirante suicida calcistica. Niente di meglio per esaltare la grinta e la determinazione juventina. Non è un caso che i tiri in porta romanistisiano stati pochi e nemmen preoccupanti.
La Juve si è limitata al minimo garantito per controllare la partita e fare sentire il peso del suo dominio. Partita quasi da fair play fin quando Lichsteiner non ha fatto a Lamela un gesto tottiano (le quattro dita e lo zero). E Lamela ha risposto con uno sputo. Non si può avere tutto nel calcio degli avvelenati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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