Quel Buffon sincero e sleale ora rischia la degradazione

Il capitano degli azzurri contro il codice etico voluto da Prandelli Altri episodi da prova tv: Muntari-Lichtsteiner e Pirlo-Van Bommel

Quel Buffon sincero e sleale ora rischia la degradazione

Torino - L’esercizio di memoria non richiedesforzipazzeschi. Edèanche peggio che sia così, perché certi ricor­di rendono ancora più stonata l’at­mosfera respirata sabato sera a San Siro. Se poi è vero che sulla bilancia bisogna saper mettere tutto, ecco Gianluigi Buffon a distanza di venti giorniesatti:sabato, nella sfida al Mi­lan che si racconterà per decenni, splendido portiere che dice no a Mexes e poi a Muntari respingendo però il pallone quando lo stesso ave­va ampiamente superato la linea di porta: «Non me ne sono accorto», la legittimadichiarazionenelpostpar­tita. «Ma se anche me ne fossi reso conto, sono onesto nell’ammettere che non avrei dato una mano all’arbi­tro. Lo dico in maniera molto serena espassionata», la successiva aggiun­ta che suona davvero fuori luogo se pronunciata da un ragazzo spesso di­s­tintosi per sobrietà di ragionamen­ti, pur in mezzo a qualche scivolone di troppo nella sua vita privata.

Per di più, nota non a margine, Buf­fon è anche il capitano della Naziona­le- e c’è chi ha già proposto al ct Pran­delli di escluderlo - , ha appena com­p­iuto 34 anni e nel passato più o me­no recente è stata la bella faccia del nostro calcio, quasi un fratello mag­giore per teste calde quali Cassano e Balotelli. Come minimo, insomma, la sua uscita nella pancia del Meazza è stata mal consigliata e ancor peg­gio recepita. Anche perché la mac­china del tempo torna a domenica 5 febbraio, post partita di Juve-Siena quando la Signora aveva reclamato un rigore per un braccio troppo lar­go di Vergassola su cross di Chiellini: «In certe situazioni, un episodio può cambiare le sorti della partita - aveva spiegato Buffon - . A volte vincere o perdere è questione di un briciolo di attenzione: può condizionare una stagione e sarebbe un peccato».

Aggiungendo poi che «nel finale di partita, su tiro di Gazzi, avevo det­to all’arbitro di non avere deviato la conclusione, eppure alla fine ha con­cesso lo stesso il corner. Visto che penso di avere una credibilità costru­ita nel corso degli anni, mi indispetti­sco se il mio parere non viene tenuto in conto. Penso sia giusto dire la veri­tà, anche per dare quegli esempi po­sitivi che ci vengono sempre chiesti: se poi però non si viene creduti, allo­r­a forse è meglio pensare ai propri in­teressi e basta». Così come, con uno sforzo di obiet­­tività, anche il sito della Juve avrebbe potuto riconoscere l’errore arbitra­le: invece, nella diretta di sabato non c’era traccia del pallone che aveva ol­trepassato la linea di porta e nell’introduzione alle dichiarazioni di Buf­fon - debitamente depurate dalla fra­se incriminata- si parlava di un «pal­lone probabilmente entrato». La Juve insomma fa quadrato in­to­rno al suo numero uno e nemme­no si infastidisce se da casa Milan tracima rabbia perché certe parole so­no state pronunciate «da uno sporti­vo e da ch­i ha ricevuto l’Ordine al Me­rito della Repubblica Italiana». E si prospetta una giornata di su­perlavoro per il giudice sportivo. Ol­tre alle scontate squalifiche per Pepe e Vidal e il pugno rifilato da Mexes a Borriello, viene invocata la prova tv perunascaricadicazzottiinareadiri­gore data da Muntari a Lichtsteiner, reo di una marcatura troppo asfis­siante sul ghanese. Anche qui l’arbi­tro non ha visto. Ma il Milan replica ponendo la questione delle immagi­ni­ delle partite disputate a Torino, cu­rate dal club bianconero.

«Ad esem­pio- dicono in via Turati - non è mai stata fatta vedere la gomitata di Pirlo a Gomez in Juve-Catania». E il sito del club invoca la prova tv per due go­mi­tate di Pirlo a Van Bommel nel se­condo tempo. Di questo passo, il post calciopoli non si chiuderà mai.

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