Due allenatori a scadenza di contratto, ma con stati d'animo diversi. Roberto Mancini attende le mosse della nuova proprietà interista perchè vorrebbe più certezze sul suo futuro, Luciano Spalletti pensa invece di guadagnarsi con il lavoro il rinnovo.
Che il tecnico di Jesi abbia iniziato il raduno con un po' di mal di pancia è più di un semplice spiffero. La situazione in casa Inter va monitorata giorno per giorno e la svolta societaria che ha portato la proprietà ai cinesi di Suning non sembra ancora aver chiarito fino in fondo il futuro tecnico del club. Di sicuro, rispetto al momento del suo ritorno nel novembre 2014 e anche alla scorsa estate Mancini ha perso centralità nel progetto Inter, nel quale era una sorta di allenatore-manager scelto da Thohir e Moratti. Poi non ha gradito essere stato tenuto all'oscuro delle vicende societarie e ha capito in fretta che i cinesi hanno idee differenti dalle sue sul mercato, ma che da lui si aspettano risultati subito seppure con una squadra che non sarà quella che lui aveva in mente quando ha lasciato le consegne alla fine della scorsa stagione. «Se mi sento coinvolto dal mercato? Io faccio l'allenatore, alleno i giocatori chi sono qui. Aspetto tutti i nazionali che arriveranno il primo agosto», taglia corto Mancini nella prima conferenza stampa a Riscone di Brunico.
A proposito del contratto a scadenza tutti negano sia un problema. Ma il nodo andrà sciolto in fretta per dare certezze all'ambiente. «Se sono disposto a fare un passo indietro in caso me lo chiedessero? Se sono qua...», ha voluto precisare il Mancio nella sua prima conferenza stampa a Riscone. Quindi da due settimane non ci sono stati più contatti con il management nerazzurro, leggendo tra le righe. «Il rinnovo non è importante e anche la parola progetto si usa in generale. I progetti durano di solito 3-4 anni solitamente e comunque non è mai facile». Logico capire se si sente coinvolto in questo momento nelle strategie societarie: «Io amo il mio lavoro, lo faccio sempre al massimo fin dal primo giorno. Se ho malessere? Sì, per un problema al ginocchio scendendo dalla montagna...».
Oggi il secondo test con il Cska Sofia dopo il deludente 0-0 con il Wsg Wattens (formazione della serie B austriaca). Intanto il nome di Mancini continua a circolare e l'ultima ipotesi, ancora in embrione per la verità, potrebbe affascinarlo: ct dell'Inghilterra in preparazione del Mondiale di Russia. Leonardo, secondo i bene informati, si tiene pronto per un clamoroso ritorno.
A meno di 200 chilometri, il collega della Roma Luciano Spalletti sembra più sereno. Anche se a Pinzolo, sede del ritiro giallorosso, di nomi nuovi se ne sono visti pochi (Alisson - il portiere già acquistato ai tempi di Garcia -, Gerson e Mario Rui, mentre Juan Jesus arriverà oggi). E l'allenatore toscano non sembra turbato né per il mercato - pure la scorsa estate l'organico che andò in ritiro era incompleto - né per il contratto che scadrà a giugno 2017. «Non ho un rinnovo automatico, ma non è detto che sarà il mio ultimo anno alla Roma - ha detto Spalletti -. Magari sarà il primo... Io non voglio stare comodo, voglio sentirmi acceso, voglio che i giocatori sappiano che mi gioco la prossima stagione. Io voglio rimanere alla Roma. Facile per me fare il contratto lungo e poi, come successo, vai via lasciandogli il contratto. Per questa stagione però arrivo in fondo, non vado via prima. A fine anno si vedrà».
Nel test di ieri 16 gol alla rappresentativa di casa con un poker di un Dzeko che pare in buona forma fisica. Un inizio molto diverso rispetto a quello dei nerazzurri.Due allenatori a scadenza di contratto, ma uno più inquieto dell'altro. Riusciranno a incontrarsi di nuovo in serie A nella stagione che inizierà fra 38 giorni?
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