di Tony Damascelli
Q uattro titoli mondiali non servono a nulla quando hai paura della Macedonia. Quattro titoli mondiali sono coriandoli bagnati se tremi al pensiero dei play off per andare in Russia. L'Italia non è più una squadra vera. Non ha fenomeni ma riesce a rendere modesti e mediocri anche i suoi uomini migliori. L'Italia di Ventura non ha identità e questo non può sorprendere. Basta osservare il commissario tecnico durante la partita, deambula, cogita, mugugna. Non è necessario ripensare alla smania di Conte (che venerdì sera avrebbe mangiato il cranio ai suoi, altro che «nel primo tempo non abbiamo concesso nulla alla Macedonia»!!!!), basta invece ricordare la rabbia e gli strilli dello stesso Ventura dopo un derby di Torino perso, secondo lui, per una serie di errori arbitrali. Probabilmente gli stava più a cuore il club granata di quello azzurro e non è una colpa. Ventura non ha frequentato mai scenari mondiali, non ha vinto titoli o coppe, né da calciatore né da allenatore. Potrebbe essere un grande maestro di football per i giovani ma la nazionale, così come un grande club, abbisogna di uomini con grande autostima e pelle da lupo. Del resto il progetto federale prevedeva l'ingaggio di Marcello Lippi come supervisore tecnico, le beghe burocratiche e regolamentari di un sistema antico e antiquato, strozzarono sul nascere il neonato nella culla, Ventura prese in mano un gruppo abituato alle frenesie di Conte, approfittando per un certo periodo dell'eredità. Poi, di fronte alla Spagna (battuta all'Europeo), la sua Italia è rimasta nuda e contro la Macedonia ha offerto una delle prestazioni più goffe della sua gestione. Non ci sono alibi: gli assenti, infortunati, non sono fuoriclasse capaci di trasformare rape in tartufi. Tutto dipende da altri.
Siamo nelle mani di Panucci e dell'Albania ma, attenti, le due partite di play off, viste le premesse, contro qualunque avversario sembrano una marcia verso il patibolo e non verso la Russia. Carlo Tavecchio ha parlato, nei giorni scorsi, di catastrofe da evitare.
A volte non è necessario e intelligente attendere che capiti la sciagura, come tre anni fa, dopo la sconfitta con l'Uruguay a Natal. Allora eravamo almeno già in Brasile. Qui non siamo nemmeno in Russia. Sarebbe meglio pensarci prima e togliere il disturbo. Ma la coerenza e la dignità non fanno parte di nessuna clausola contrattuale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.