Rantoli, orologi rotti e Odino-Ibra

Rantoli, orologi rotti e Odino-Ibra
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Primi rantoli di Conte, primi graffi di Ibrahimovic, pronostici saltati, sabato già pieno di fatti e parole. Il campo ha offerto, nel pomeriggio, due pareggi diversi, affannoso e immeritato quello della Fiorentina a Parma, significativo e preoccupante quello dell'Inter a Genova. I campioni hanno offerto una prestazione lenta di testa, sufficiente e risolta dalla superba prova di Thuram in una opacità generale, di idee, letture difensive e reattività di fronte all'outlet del Genoa che ha fatto il dovuto. Il punto a Marassi fa parte dello storico personale di Inzaghi in quello stadio, cinque pareggi in cinque anni, è singolare un dato numerico: sette volte l'Inter è finita in fuorigioco. Luciano Spalletti era andato a Parma probabilmente per osservare i giovani della Fiorentina, è rimasto spiazzato, se non deluso dalla slabbrata partita dei viola, sfasati nella fase difensiva, disuniti a centrocampo, vuoti in attacco dove a Kean serve un assistente e sarà Gudmundsson.

La vigilia di Milan-Torino ha proposto un tema prevedibile, la divinità svedese Odino-Ibrahimovic ha ribadito che il mercato sarà chiuso quando sarà lui e non altri a deciderlo. Bizzarra la formazione mandata in campo, bello il Torino di Vanoli ma, stremato, ha buttato via la vittoria, il Milan ha dormito fino all'ingresso di Morata, il pari è stato epico. I rantoli di Antonio Conte si riferiscono alle parole del tecnico già dispiaciuto della situazione trovata a Napoli.

Sembra che abbia preso in mano i reduci di un rave party, mortifica i suoi ricordando il decimo posto dell'ultimo campionato (e il suo con il Tottenham?), oggi a Verona gli tocca trasformare i ciucci in cavalli. La prima giornata ha fornito il repertorio completo, var, rigori, espulsioni, comiche arbitrali, pile scariche, orologi taroccati sul no-gol è mancata soltanto l'intelligenza artificiale.

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