Una cosa, una sola, non avrebbe dovuto fare il calcio italiano: trovare un modo per farsi criticare da Joseph Blatter. Prendere uno schiaffone da un presidente così poco limpido, è una beffa. Prenderlo sul razzismo è da fessi. I dirigenti del nostro pallone ci sono riusciti. Ieri il numero uno della Fifa ha attaccato la Figc per aver dato una sanzione troppo leggera alla Roma per i «buu» che una parte del tifo giallorosso ha riservato domenica sera a Balotelli e agli altri giocatori di colore del Milan. La breve sospensione della partita, il clamore del caso, le immagini della vergogna in diretta mondiale avrebbero meritato più durezza. Lo sa la Federazione che ha preso male la critica di Blatter: «Non ci ha ancora chiamato o scritto, quando lo farà risponderemo», ha detto ieri il presidente della Federcalcio, Abete, il quale ha poi aggiunto, che «L'Uefa ha messo la lotta al razzismo al centro da tempo, e ha già discusso nuove sanzioni che saranno approvate dal prossimo congresso: con questo sistema, le multe saranno superate».
Sarà vero, ma ha ragione Blatter. Fa strano dirlo, visto che in ogni altra occasione in cui il presidente Fifa ci ha attaccato aveva ampiamente torto. Però stavolta ci siamo fatti fregare. Perché l'Italia quest'anno è stata protagonista di uno degli episodi più gravi e clamorosi di razzismo pallonaro, quello cioè dell'amichevole Pro Patria-Milan di Busto Arsizio, dove Kevin Prince Boateng uscì dal campo - seguito da tutta la squadra - stanco dei cori razzisti di un gruppetto di tifosi. Per quella decisione Boateng è stato addirittura invitato a parlare alle Nazioni Unite. All'epoca di quel fatto, tutti dissero la solita frase sulla «tolleranza zero». Il coro fu collettivo: «Se ci saranno altri casi, le sanzioni saranno pesantissime». Ecco, alla prima prova dei fatti, la sanzione pesantissima non c'è stata, perché 50mila euro più la diffida è una carezza e non certo un pugno. Si dirà: anche il Milan aveva annunciato, dopo Busto Arsizio, che avrebbe lasciato il campo anche in campionato o in coppa qualora ci fossero stati «buu» contro i suoi giocatori. Ha sbagliato anche il Milan. Hanno sbagliato tutti.
Forse, come molti dicono ora, Joseph Blatter è in campagna elettorale. Cerca la rielezione eterna in quel posto dove siede da troppo tempo e dove, però, ha fatto il suo tempo. Ma a offrirgli l'assist per farlo parlare dell'Italia stavolta siamo stati noi. Se ci fosse stata una punizione vera (per capirci, quelle che l'Uefa dà nelle competizioni europee, e la Lazio suo malgrado ne sa qualcosa), il presidente della Fifa avrebbe dovuto stare zitto.
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