Milanello - La formula, in apparenza, è semplice, molto semplice, persino elementare. Servono furbizia e una migliore difesa: ecco cosa chiede in buona sintesi Max Allegri al Milan di questi tempi che affronta, in un clima di rassegnato distacco, il suo primo derby dell'era post Ibra e Thiago Silva nella speranza di uscire vivo dal confronto con l'Inter e non farsi sospingere nelle sabbie mobili della bassa classifica. «Gradirei vivere una bella sosta di campionato» è il sogno dichiarato di un allenatore condannato a vivere sui carboni accesi. Nemmeno il colpo di reni di San Pietroburgo sembra in grado di restituire certezze assolute al popolo rossonero. Prendiamo il primo dato: non c'è il tutto esaurito al botteghino, anzi si moltiplicano gli appelli perché il tifo organizzato si metta in coda invece di restarsene, rassegnato, a casa, dietro una tv. Riflettete sul secondo: non c'è nemmeno il presidente Silvio Berlusconi in tribuna stasera, forse è una delle rare assenze per il derby, richiamato a Mosca dall'amicizia di Putin e dalla voglia di evadere dal teatrino della politica oltre che dai rischi della sfida.
Così il Milan va incontro al proprio destino, guidato dalla ricetta del tecnico livornese. «Nel calcio non serve solo il gioco, serve anche la furbizia, dobbiamo essere più svegli nei momenti chiave della sfida ed evitare di prendere gol» la raccomandazione del tecnico che di fatto invidia al rivale proprio la grande esperienza e «le cento battaglie vissute da gente tipo Zanetti, Cambiasso, Samuel, Milito». Furbizia e mestiere nel difendere. «Dobbiamo farlo da squadra, non con i quattro del reparto» la spiegazione didascalica che fornisce anche una chiave di lettura dei tentativi di trovare l'assetto migliore, il più redditizio (in otto partite, cambiato otto volte lo schieramento della linea difensiva). «Dobbiamo migliorare velocemente, paghiamo uno scotto eccessivo all'inesperienza» è il lamento di Allegri che per proprio per questo motivo chiese e quasi pregò in ginocchio Nesta di rimanere ancora un anno a insegnare sulla cattedra di San Siro. Non c'è un complesso di Abate nei confronti di Milito, a rendere inquieta la vigilia. «Con me ha commesso un solo errore tecnico» il giudizio con cui sembra accompagnarlo verso una riconferma doverosa. Seguita dalla fiducia piena e convinta nei confronti di Boateng che può finalmente togliersi la fascia protettiva alla mano destra. «Si è lasciato condizionare da quell'infortunio» il parere di Allegri. Sarà.
Senza il pienone allo stadio, il pronostico contro («l'anno scorso eravamo noi i favoriti, adesso sono davanti 5 punti, diventano loro i favoriti» il ragionamento di Allegri), nemmeno il giorno di riposo in più rispetto agli interisti sembra riequilibrare le forze in campo («hanno lasciato a casa 5-6 titolari»), tanta gioventù e inesperienza: ecco il quadro, manca solo la cornice. Perciò il Milan avrebbe bisogno di qualche schizzo d'autore e invece si ritrova un'altra spina nel fianco. Rappresentata da Cassano che a inizio settimana ha regalato al livornese l'ennesima staffilata («ho giocato solo per le pressioni di Ibra»). «Non ho tempo per rispondergli. So soltanto che come passa la palla lui, al mondo, non c'è nessuno: quindi occhi aperti. Poi se ha giocato gli europei, dopo l'intervento al cuore, lo deve al Milan che lo ha curato, guarito e preparato» la risposta elegante spedita al barese che riceverà la solita accoglienza di queste circostanze, molti cori e qualche striscione, non certo il concerto riservato a Leonardo, due anni prima, preso di mira dall'inizio alla fine del derby che segnò la svolta scudetto.
Meglio puntare, tanto per cambiare, su El Shaarawy mettendo da parte taluni paragoni impegnativi (il primo Shevchenko).
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