È tutto pronto per la spedizione brasiliana. Scelti a Rio l'albergo spalancato sul mare, il centro sportivo per gli allenamenti con la residenza di casa Italia e l'accoglienza per mogli, fidanzate e parenti dei 23 azzurri. Mancano all'appello un paio di dettagli che non sono proprio di secondo piano: la definizione del futuro di Prandelli con conseguente scelta del suo successore da far salire sulla carrozza a metà luglio. «Non sarà una telenovela» è la promessa del ct in carica abituato ad avere una sola parola. Abete, il presidente federale, è dello stesso parere e sulla materia, incandescente, si dimostra anche determinato, il che non guasta. «Prima del mondiale avremo il nuovo ct se Prandelli dovesse lasciare per tornare a un club, aspirazione legittima». Bene: prepariamoci allora al toto selezionatore che può partire da Allegri e passare attraverso l'esperto Zaccheroni senza dimenticare le candidature a sorpresa di qualche allenatore rimasto a piedi, all'improvviso. Una parolina può metterla anche Arrigo Sacchi, guru delle nazionali giovanili. Con un nuovo gruppo da trapiantare, forse non gli dispiacerebbe rivedere al lavoro Denis Mangia.
Eppure per tornare dal Brasile con un risultato soddisfacente oltre che con un nuovo ct, amato e condiviso, occorrono altre scelte impegnative. Per esempio la composizione della rosa che al momento appare senza grandi tormenti e che invece, come al solito, nell'ultimo mese procurerà tensioni, polemiche, veleni. «Non siamo ancora come l'Italia di Lippi: quella era composta da purosangue» è il parere di Prandelli che di quei purosangue tende a conservare alcuni rappresentanti storici, dal portierone Buffon, a Pirlo, a Gilardino. Degno degli eroi di Berlino è Mario Balotelli, la nostra autentica arma, la nostra scommessa, la nostra speranza. Solo lui, come accadde già all'europeo di un anno prima, può garantirci il salto di qualità. «Mario deve soffrire in silenzio altrimenti perde la concentrazione e diventa vulnerabile» è l'ennesimo consiglio del ct al suo allievo preferito, coccolato, difeso con gli artigli in qualche caso, ma sottoposto anche ad affettuose lavate di capo.
Accanto a Balotelli deve prendere forma l'attacco, la scelta del partner migliore che può andare dall'eclettico Osvaldo al talento emergente di Insigne e/o alla cresta di El Shaarawy dimenticato forse troppo in fretta per non provocare qualche dissenso in casa milanista. Se Candreva e Giaccherini dovessero confermare i progressi fatti in Confederation cup, beh il posto sarebbe loro garantito così come quelli riservati ad Abate e De Sciglio, anche se assenti ieri sera a Torino per acciacchi di varia natura. Ma è l'alternativa allo stagionato Barzagli che va identificata per avere una qualche garanzia: Ogbonna è il primo nome alla ribalta, la Juve e Conte potrebbero dargli una mano nella prossima Champions. «Quest'Italia conosce uno, due, tre spartiti» è la soddisfazione più vistosa del ct che attribuisce ai suoi anche il merito di restare in partita sempre e la capacità di soffrire. Questo significa che bisogna essere pronti a cambiare schieramento tattico, a difendere a 3 o a 4 senza andare in apnea. I più esperti sono tutti pronti, manca all'appello la nuova generazione.
E cioè i Verratti, messo da parte da Blanc a Parigi, perse le tracce di Destro. Impensabile al momento il ricorso a qualche altro vecchio esponente di Germania 2006. Totti è l'unico nome sulla bocca di tutti: toglierebbe il posto a Giovinco e forse non sarebbe uno scandalo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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