Per Raniero Busco e via Poma ci sono voluti 20 anni, per Padova-Torino non basteranno cinque mesi. La partita farsa più lunga della storia va avanti da 130 giorni. Da quel tragicomico 5 dicembre, quando le luci dello stadio Euganeo di Padova si spensero mentre la squadra granata, allora capolista, cercava di rimediare lo svantaggio incassato nel primo tempo. I black-out furono tre: al terzo - minuto 37 - larbitro decise che non cerano le condizioni per giocare, ma anziché dare subito il match a tavolino al Torino per «responsabilità oggettiva», il giudice sportivo stabilì che la partita andava giocata fino alla fine, per una manciata di minuti.
Era il 14 dicembre: il Torino giocò e perse, ma fece un nuovo ricorso, accolto grazie a una superperizia. Ieri la prima sezione della Corte di giustizia federale ha accolto il reclamo del Padova contro la sconfitta a tavolino. Sentenza - ma bisognerà capire le motivazioni - di nuovo sconfessata, consolidata giurisprudenza in materia letteralmente ribaltata. Forse è perché il giudice sportivo di B, Gianfranco Valente, che aveva prima negato la vittoria a tavolino facendo rigiocare le due squadre per sedici minuti e poi aveva cambiato idea punendo il Padova e assegnando il successo per 3-0 ai granata, è una specie di parente del presidente granata Urbano Cairo (è il marito di una cugina, ha scritto ieri la Gazzetta dello Sport) e avrebbe dovuto astenersi. Sarà...
Il Padova, che lanno scorso negò ai granata laccesso ai play off promozione, si trova tre punti in più nella corsa alla serie A e riprende a sperare; il Toro è sotto shock, visto che da un teorico +4 sulle inseguitrici si ritrova il fiato sul collo del Sassuolo (che dovrà incontrare in casa il 15 maggio, visto che la partita è saltata dopo la tragica morte di Piermario Morosini lo scorso 14 aprile, e che ieri lha raggiunto in vetta vincendo lanticipo a Brescia) e del Verona, lunica squadra che finora ha violato lOlimpico con un secco 1-4 e che in caso di parità scavalcherebbe i granata.
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