La rivincita di Baldini contro sorte e complotti

La rivincita di Baldini contro sorte e complotti

nostro inviato a Londra

Quella brutta storia ora starà chiusa in un angolo dell'anima. Vanno in pedana i nostri fiorettisti. Pronti agli squilli di tromba. Ma cosa passerà nella testa di Andrea Baldini. Questa olimpiade è la rivincita contro il tranello della sorte, una di quelle storie oscure mai realmente risolte che tanto piacciono alle abitudini del made in Italy. Qui è una questione di bibite, bottiglie e doping: ha fatto un ferito che poi è stata l'unica vittima. E si è lasciata dietro una striscia di incomprensioni, acredini e sensazioni sgradevoli.
Andrea Baldini e Andrea Cassarà hanno in comune solo il nome di battesimo e la tuta Italia, molto altro è corso fra i due. Veleno compreso. Andrea Baldini è quel fiorettista che il 1° agosto di quattro anni fa scoprì che la sua Olimpiade era già finita prima di cominciare. Venne trovato positivo dopo un controllo effettuato agli europei di Kiev. Lui spiegò di aver preso un antibiotico denunciato dal medico. Non altro. Le analisi dissero: furosemide, un diuretico. Lui negò, secondo copione. Ma, appunto, il copione fu il suo peggior nemico. Così fan tutti, pensò il mondo dello sport che si stava abituando al doping selvaggio. In quei tempi si parlava anche delle frodi di due ciclisti, una lei Marta Bastianelli, e un lui, Riccardo Riccò.
Baldini fu messo fuori gioco, al suo posto Andrea Cassarà. Il racconto porta al contenuto di una bottiglietta fra quelle in dotazione al gruppo azzurro. Potevano berci tutti, ma toccò in sorte a lui. Volarono i sospetti, mai sopiti. Baldini parlò di cospirazione, era il numero uno della stagione. Restò a guardare ma quasi un anno dopo, il 10 aprile 2009, il tribunale antidoping della federazione internazionale riconobbe la sua sostanziale correttezza condannandolo a soli sei mesi di squalifica per negligenza. Magari quella di aver aperto una bottiglia d'acqua senza controllare il contenuto!!
Oggi è un altro giorno, soprattutto un'altra Olimpiade. Sarà la prima, ma potrebbe essere l'ultima disponibile per un atleta di 27 anni che fra quattro ne avrà 31, con tutte le controindicazioni del caso. L'esordio contro il giapponese Myiake. Baldini prima di abbassare la maschera non potrà fare a meno di voltarsi almeno per un attimo. Che dire dopo quattro anni passati vorticosamente a rimuginare sul colpo basso della sorte? La cosa più semplice: «Non vedo l'ora di cominciare e spero sia la mia giornata». Intorno a lui ci saranno il ct Cerioni, lontano osserverà Andrea Cassarà che è alla sua terza Olimpiade. Il campione del mondo del 2011 ricorderà di averne avuta una in regalo dalla sorte e dalle mascalzonate che non avranno mai un titolare? Anche per Cassarà non sarà facile stavolta, come non deve essere stato facile a Pechino. Magari giocarsela proprio con una finale. Sarebbe il rito magico dello sport, la sceneggiatura perfetta.

Baldini ci ha pensato mai? «Dopo l'assoluzione ho lavorato avendo solo Londra nella testa». Lo ha raccontato quasi per liberarsi di quel peso sullo stomaco. Ora non è più il numero uno, ma ha un conto da regolare. Con la sorte. E non solo.

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