Da San Luca ci si può ripresentare direttamente a San Marino. Con tutto il rispetto per i velocisti o quei corridori attaccanti che saranno in grado di inventarsi qualcosa nei primi giorni. La prima settimana di corsa è in perfetto stile Tour de France: a rischio abbiocco. La speranza è che i corridori sappiano sovvertire ogni previsione, scompaginando carte e metrica di uno spartito che sembra però chiamare a gran voce i passisti veloci almeno nella prima metà di questa corsa rosa. E visto che le corse le fanno i corridori, speriamo che questi sappiano mettere pepe su una pietanza che si preannuncia parecchio insipida, almeno fino alla nona tappa.
Si parte con il botto, con una cronoscalata da Bologna a San Luca. Un abbrivio bello e suggestivo, che darà chiaramente un volto all'edizione numero 102 presentata da Rcs Sport ieri a Milano. Poi però bisognerà aspettare una settimana per vedere qualcosa di sostanzioso, che in questo caso è ancora una prova contro il tempo: da Riccione a San Marino, sul Monte Titano e dal versante più esigente.
È un Giro bifronte. Una prima parte per velocisti o attaccanti che dir si voglia, e una seconda da far tremare polsi e gambe. In definitiva i traguardi per velocisti potrebbero essere sulla carta 7, così come gli arrivi in salita. Quasi sessanta (58,5 tutti individuali, ndr) contro il tempo. Tre le tappe che vanno oltre i 230 chilometri e altre due che sfiorano questa distanza.
È un Giro che ricorda (i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, i 110 dalla nascita di Montanelli a Fucecchio) e andrà pochissimo in Meridione: San Giovanni Rotondo sarà il punto più a Sud e tornerà ad essere tutto italiano, salvo la tappa che arriverà a S. Marino. Un Giro che ripropone la Cuneo-Pinerolo (12ª tappa) nel centenario della nascita di Fausto Coppi. Di quella fantastica frazione costellata da cinque colli domata dal Campionissimo e corsa nella primavera del 1949, non c'è nulla, se non la sede di partenza e di arrivo. La Cuneo-Pinerolo, autentico marchio di fabbrica entrato nel lessico sportivo come la tappa delle tappe, è in pratica un tarocco: 146 km, con il solo colle Montoso da scalare. Abbiamo detto tutto.
Molto interessante, invece, il fine settimana con la tappa aostana che propone Verrogne, Truc d'Arbe, Colle San Gallo e la salita finale a Courmayeur sul Monte Bianco. E per nulla banale anche la Ivrea-Como, che negli ultimi 60 chilometri ripropone fedelmente il finale de Il Lombardia con Ghisallo, Colma di Sormano, Civiglio e San Fermo.
È un Giro che nella seconda parte cambia passo e sale di tono: in tutti i sensi. Dopo il secondo e ultimo giorno di riposo, i corridori non potranno rilassarsi poi molto, perché c'è subito da sfacchinare con un tappone che avrebbe meritato ben altra collocazione (non certo di martedì): da Lovere a Ponte di Legno. Quel giorno i corridori dovranno affrontare in sequenza Presolana, Croce di Salven, Gavia e Mortirolo prima della salita finale.
E poi ancora montagna, con il passo della Mendola e il Terento preludio di una non durissima ascesa finale che condurrà ad Anterselva. L'ultimo appuntamento riservato ai velocisti è quello di Santa Maria di Sala, prima del gran finale: venerdì 31 maggio San Martino di Castrozza; sabato 1° giugno il tappone dolomitico con Cima Campo, Paso Manghen, Passo Rolle e Croce d'Aune Monte Avena, con un tratto finale inedito e lo sterrato. Infine la crono di Verona (15,6 km), per decretare il vincitore.
È un Giro che piace a Chris Froome: «Molto bello, esigente ed equilibrato», dice l'ultimo
vincitore che sogna per il 2019 la doppietta Giro-Tour. È una corsa che potrebbe piacere a Vincenzo Nibali, che ha in mente anche lui di abbinarlo con la Grande Boucle. È un Giro che aspetta anche Fabio Aru: quello vero, però.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.