Uno cerca la 150ª vittoria sulla panchina della Roma, l'altro la prima da ex in serie A dopo i successi in coppa Italia e in Europa League. In ogni caso per Luciano Spalletti e Vincenzo Montella - compagni di squadra all'Empoli, poi tecnico e giocatore sia nel club toscano che in quello giallorosso, oggi colleghi e appaiati sul secondo gradino del campionato - stasera sono in palio tre punti pesanti che possono valere il ruolo di anti-Juve.
«Chi è favorito? Noi siamo stati costruiti per vincere, i rossoneri no, quindi il fatto che abbiamo gli stessi punti dimostra quanto Montella sia bravo - l'elogio di Spalletti -. Io sto facendo il mio, lui qualcosa di eccezionale. Al Milan toglierei proprio lui, Roma e l'Olimpico sono casa sua e sicuramente un giorno ci tornerà da allenatore». «C'è stata una fase a Roma in cui avrebbe potuto darmi di più, rispetto a quanto mi ha fatto giocare, ma l'ho perdonato... - la replica dell'ex Aeroplanino, che ha un rapporto di stima assoluta con il collega giallorosso -. L'ho studiato molto, mi è servito vedere i suoi allenamenti forse mi ha dato più da collega che nel rapporto tecnico-calciatore. Vorrei che la squadra giocasse questa partita con gioia e che si goda questo momento».
Di sicuro i due allenatori hanno centrato il punto: i rossoneri arrivano alla sfida tra seconde forze del torneo liberi di testa e sicuramente meno attrezzati nella corsa al titolo, mentre i giallorossi sono obbligati a vincere dal pronostico per poi giocarsi le forse decisive chance scudetto nella sfida dello Stadium di sabato prossimo. La Roma mette sul piatto della bilancia il suo stadio, dove ha fatto bottino pieno nelle prime otto gare casalinghe della stagione in campionato; il Milan i cinque risultati utili di fila (con quattro vittorie, unica eccezione il derby meneghino) che stanno facendo rispolverare i ricordi dell'annata 1998-99, quando era da quarto-quinto posto nei pronostici e riuscì a mettere le mani sul titolo.
Tra i punti di forza della truppa spallettiana, alle prese con un nuovo modulo reso obbligato da assenze pesanti (l'ultima in ordine di tempo è quella di Francesco Totti, colpito da influenza, anche se il numero dieci è stato titolare in campionato solo contro il Crotone il 21 settembre), la coppia Nainggolan-Strootman, marcatori nel derby con la Lazio. L'olandese, giustamente graziato dalla Corte d'appello che gli ha tolto la squalifica, sta cercando di tornare ai livelli pre-infortunio; il belga ai suoi standard e nel nuovo assetto ha più libertà di inserimento e di offendere. La cerniera di centrocampo, con l'aggiunta di De Rossi, può spostare gli equilibri rispetto a un Milan alle prese con gli infortuni (ma con i giovani Locatelli e Suso in grande spolvero).
Il jolly Lapadula ha già portato tre vittorie al Milan: quattro gol complessivi in 337 minuti giocati. Sembra un classico momento magico da cavalcare: dopo il primo gol a San Siro, ora gli manca il sigillo contro una «grande» per sovvertire le gerarchie dell'attacco anche quando Bacca (assente illustre della serata insieme a Bonaventura) tornerà a disposizione. E poi il solito Donnarumma, chiamato a fermare il bomber del campionato, quell'Edin Dzeko che vanta 12 gol in 15 gare di campionato ma che nelle ultime cinque giornate ha segnato solo una doppietta al Pescara.
L'infortunio di Salah ha privato Spalletti dell'uomo che effettuava lo «strappo» della partita, quello di Bonaventura leva a Montella l'uomo capace di trasformare l'azione da difensiva in offensiva e di accoppiare a corsa e quantità una buona dose di qualità e idee. Ma stasera potrebbe essere decisivo anche solo un episodio, come è nella storia delle grandi sfide.
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